Dal 18 al 20 Giugno è possibile vedere nei cinema italiani Equilibrium, dedicato all’ultima opera di Giovanni Allevi. Il film è la ripresa dell’omonimo concerto tenutosi a Milano, impreziosito da commenti dello stesso Allevi e di due ospiti d’eccezione.
Mancato dalle scene a causa di un distacco di retina che ha tenuto i suoi estimatori con il fiato sospeso per un lungo periodo, Allevi torna al mondo della musica con Equilibrium e questo concerto evento è l’occasione per abbracciarlo nuovamente o per scoprirlo se prima non si aveva mai ascoltato la sua musica.
Giovanni Allevi è sempre apparso a tanti come un giovane ragazzo della musica, sempre in jeans e maglietta, con lo stesso taglio di capelli, e – probabilmente – la stessa montatura di occhiali. Quello che bisogna capire, quando si parla di musica, è che, come lo stesso Allievi spiega al pubblico in sala, come ogni talento, ogni passione che risiede nell’essere umano, deve uscire fuori e lo farà in qualsiasi modo.
Accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Italiana, Equilibrium è un messaggio di amore, di affetto per una passione. Raccontandone la composizione, il musicista spiega quanto le sue creazioni siano il riflesso dei sentimenti, delle emozioni che ha provato in seguito all’incidente o al terremoto che anni fa ha scosso la terra in cui vive. Ciò che conta e che coinvolge lo spettatore, oltre alla semplicità con cui vengono espresse queste parole, è il grande messaggio di speranza e di positività che viene riposto in ogni episodio verificatosi. La crisi di Allevi, la sofferenza italiana delle vittime del terremoto, la stessa impossibilità di comporre sono state le chiavi che hanno fatto traboccare il talento sopracitato. Composizioni come No words o No more Tears, infatti, dimostrano quanto angoscia e dolore siano estremamente legati alla speranza e alla gioia, e lo comprova il crescendo emotivo suscitato dal concerto.
La presenza del direttore d’orchestra Jeffrie Reed e del musicista Jeffrie Biegel, grandi ammiratori d’oltreoceano di Giovanni Allevi, testimonia proprio la grandezza di questa figura, un misto di entusiasmo vitale e contagioso, che nei momenti di pausa, di calma apparente, è in un continuo processo creativo.
Al termine di ogni pezzo Allevi tira un sospiro di sollievo, non perché ha timore, ma poiché ha appena rivissuto quella sensazione che provava in corpo prima di tradurla sullo spartito, e continua a suonare l’aria con le sue mani, perché la musica, come la vita, è un processo creativo, una lunga vibrazione che non ha fine e che non smette di colpire.
Simona Grisolia