Tra i film in concorso all’ultima edizione del Future Film Festival ne è stato presentato uno, confezionato in modo simpaticamente artigianale, che si porta dietro una ventata di adorabile follia: meno male! Era quindi destino che nei suoi confronti nascesse un amore a prima vista. Anche perché negli ultimi anni le frontiere dell’indie americano si sono fatte tendenzialmente un po’ troppo statiche, inerti, finanche ripetitive, almeno per i nostri gusti. E un lungometraggio tanto scanzonato quanto creativo nella messa in scena come Dave Made a Maze ci è parso lo strumento ideale, per destabilizzare un po’ queste frontiere. Per farle tremare. Quasi come le pareti del labirinto di cartone, scelto come immaginifico set di questo iperbolico crocevia di generi.
I presupposti del bizzarro e originale film di Bill Watterson sono a dir poco deliranti. Nelle primissime scene vediamo Dave, il giovane protagonista citato in quel titolo simile a uno scioglilingua, raccontare una storia quanto mai improbabile di fronte alla videocamera: a suo dire assieme ad altri amici sarebbe rimasto prigioniero di un labirinto di cartone da lui costruito nel salotto di casa, per noia, e poi animatosi magicamente. Dall’esterno può ricordare un modesto e risicato agglomerato di scatoloni. Ma se uno disgraziatamente prova ad entrarvi, emulando così l’avventato Dave, lo spazio al suo interno diventa enorme e ritrovare la via d’uscita si rivela impresa titanica. La faccenda potrebbe apparire persino buffa. Se non fosse che il coloratissimo e apparentemente innocuo labirinto cela al suo interno mefistofelici inganni e trappole mortali, compreso uno strampalato clone del Minotauro.
Tra le tante genialate relative alla messa in scena, che contempla anche rudimentali animazioni, c’è anche il fatto che le morti più orripilanti dei protagonisti sono espresse non con sangue e mutilazioni “reali”, bensì con stelle filanti rosse a indicare le ferite e pupazzi di carta tagliuzzati in vari modi a rappresentare i corpi dilaniati. Tutto sembra finto, ma al contempo tutto è reale!
Già dalla scelta dei personaggi, nerd petulanti e sfasatissimi hipster, Bill Watterson e la sua crew dichiarano di voler giocare con l’immaginario horror e fantasy riproducendolo in modo goliardico, parodistico, adattando uno spunto degno di serie come The Twilight Zone alla tempistica di una scanzonata black comedy. Il risultato è a tratti esilarante. Ma la demenzialità non prende mai completamente il sopravvento, lasciando che Dave Made a Maze inglobi anche qualche elemento di riflessione tutt’altro che banale, sul senso di spaesamento e sulla mancanza di prospettive cui le ultime generazioni statunitensi sembrano andare incontro. Inesorabilmente. Faticando quindi parecchio a trovare l’uscita del labirinto.