Il 17enne Simon è al suo ultimo anno di liceo, ha una bella famiglia, ottimi amici e la scuola non gli dà problemi. Eppure qualcosa sembra farci capire, fin dalla prima scena in cui compare, che qualcosa non va. Il ragazzo, infatti, porta con sè un segreto, è gay, e non riesce a trovare il modo di dirlo.
Un giorno si imbatte in un post del blog scolastico di Creekwood, la scuola che frequenta, e legge le parole di un anonimo che annuncia a tutti la propria omosessualità. Colpito da questo messaggio, decide di rispondere al ragazzo che si firma con il nome ‘Blu’ e, scelto un nickname, inizia una relazione online con lui. Deciso a conoscerlo, Simon cerca in tutti i modi di svelare la sua identità, ma il liceo è affollato e deve fare i conti con i bulli della scuola, un ricattatore e i suoi amici.
Dimenticate la solita commedia americana, Tuo, Simon, tratto dal romanzo Non so chi sei, ma io sono qui di Becky Albertalli è un bellissimo film sull’amore. Ma non solo sull’amore tra due persone, piuttosto sul primo tipo di amore che tutti dovremmo provare, ovvero quello verso noi stessi. Il personaggio di Simon, interpretato dal bravo Nick Robinson, è un ragazzo che come tutti crede nell’amore e cerca di essere felice. I suoi tentativi di rintracciare il vero Blu e il suo modus operandi per fare in modo che nessuno intralci la loro storia d’amore non sono altro che i gesti che tutti noi facciamo nella vita quando ci sentiamo innamorati. In questo caso però, Simon deve affrontare maggiori difficoltà, non perché il suo è un amore omosessuale e non perché non lo ha ancora detto a famiglia o amici. Il problema è quello con se stesso. Simon, come gli dice sua madre –una tenerissima Jennifer Garner – fa «fatica a respirare» perché non crede in se stesso. Accettandosi e amandosi capisce che il liceo, le cattiverie dei bulli e i ricatti subiti sono scogli che qualsiasi persona affronta e che possono essere superati.
La sceneggiatura compie un lavoro delizioso, ci fa seguire una pista parallela a quella che segue lo stesso Simon nella sue ‘indagini’, e quando sembra che la soluzione stia arrivando smonta il tutto con un coraggioso colpo di scena, crudele ma essenziale, affinché personaggio e pubblico trovino il giusto snodo narrativo.
Il film di Greg Berlanti – autore che spazia tra il comic e il teen movie, il cinema e le serie tv – convince proprio perché racconta con sguardo sincero la realtà, senza utilizzare sfarzi narrativi o imbrigliare i personaggi nei classici stereotipi con cui il cinema a volte descrive un personaggio omosessuale. Gli stessi ruoli di contorno, gli amici Abby, Nick e Leah, convincono perché sono loro stessi nella loro umanità. Sono gli stessi ragazzi che incontriamo oggi e che in questa vicenda risultano credibili in quanto non si discostano dalla dimensione in cui Berlanti li ha inseriti.
Realizzato con una buona scelta di fotografia – sembra anch’essa indicare la delicatezza della pellicola -, Tuo, Simon vanta un’interessante scenografia e un’ottima colonna sonora che si consiglia di annotare. In chiusura, se ci fossero persone ancora titubanti, ricordiamo, come lo stesso Simon afferma in una sua e-mail, che essere omosessuali è normale, è come essere etero, solo che nessuno quando è etero pensa di dover fare ‘coming out’; così lui, Simon, è un ragazzo affascinante e genuino perché è se stesso, e nessun altro.
Simona Grisolia