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La stanza delle meraviglie, un’opera drammatica e commovente diretta da Todd Haynes

La stanza delle meraviglie di Todd Haynes è pura poesia. Libero da schemi metrici e ritmici precostituiti, il film segue soltanto i battiti del cuore dei protagonisti e la loro aspirazione a raggiungere le stelle

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Brian Selznick è un raffinato autore di romanzi illustrati, un brillante inventore di fiabe, un sognatore incallito. Hugo Cabret è la dimostrazione di come le sue creazioni, prendendo vita, possano apparire talmente tangibili da diventare reali. Selznick aveva assistito soltanto da lontano alla trasposizione cinematografica del suo precedente lavoro, e così ha deciso di partecipare attivamente alla redazione della sceneggiatura di Wonderstruck – La stanza delle meraviglie, un’opera drammatica e commovente diretta da Todd Haynes (regista di Carol e Lontano dal Paradiso) e presentata al pubblico durante il Festival di Cannes 2017.

La pellicola racconta due storie parallele: quella di una bambina sordomuta (Millicent Simmonds) che fugge da casa per raggiungere la sua attrice preferita (una Julianne Moore in stato di grazia), e quella di un piccolo orfano (Oakes Fegley) che spera di trovare il padre seguendo un indizio trovato su un segnalibro. Appartenendo a due generazioni differenti, i protagonisti non si conoscono, ma entrambi, separatamente, convergono a New York pieni di sogni e aspettative.

Le immagini a colori e quelle in bianco e nero viaggiano di pari passo nel corso della narrazione, inseguite da suoni, parole e canzoni che a volte si percepiscono chiaramente, altre no. Una spirale di ricordi nei ricordi inizia, dunque, ad espandersi alla realtà, assorbendola e richiudendosi subito in se stessa, non permettendo ad alcuna dissolvenza di accompagnare i momenti chiave delle loro vite. Le gioie e i dolori, infatti, li travolgono e li stordiscono, lasciandoli soli a lottare contro il mondo. Un mondo con cui hanno difficoltà a comunicare direttamente, ma che accetta disegni e domande scritte su fogli di carta volanti, su cartoline sbiadite, su libri dalla copertina rigida.

La secret room che cercano, quindi, diventa subito la metafora delle loro esistenze, il simbolo della loro estenuante ricerca di risposte, l’esposizione monumentale delle loro memorie. Un posto intimo e riservato in cui possono immortalare quello che possiedono di più caro per renderlo immortale. La stanza delle meraviglie è, quindi, pura poesia. Libera da schemi metrici e ritmici precostituiti, segue soltanto i battiti del cuore dei protagonisti e la loro aspirazione a raggiungere le stelle. Ovunque esse siano.

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