Mustang e CG Entertainment rendono disponibile in home video un film invisibile, ma delizioso, che davvero meritava di essere riportato all’attenzione del pubblico: Stanza 17-17 palazzo delle tasse, ufficio imposte (1971), diretto dal talentuoso cineasta-artigiano Michele Lupo, è un lungometraggio atipico in cui, pur riproponendo narrazioni già presenti in alcune celebri pellicole precedenti (si allude, in particolare, a I soliti ignoti di Mario Monicelli), veniva operata una felice commistione di generi, tra azione e umorismo, critica sociale e ricognizione antropologica. Il soggetto era, infatti, opera di Sergio Donati, uno dei più brillanti autori del nostro cinema, uno scrittore di indubbio valore che collaborò, nel corso della sua carriera, con Sergio Leone (C’era una volta il west, Giù la testa), Marco Bellocchio (Sbatti il mostro in prima pagina) e Giuliano Montaldo (Il giocattolo): pur nella sua semplicità di fondo, la storia messa in scena non è affatto banale, benché utilizzi alcuni stilemi tipici della commedia per stigmatizzare, senza andare troppo per il sottile, l’intolleranza degli italiani per i tributi fiscali, percepiti come degli odiosi balzelli da evitare in ogni modo (e, in tal senso, non può non venire in mente un altro indimenticabile film del filone, quale I tartassati con Totò e Fabrizi, diretto da Steno).
A rendere ancor più gran gradevole l’insieme concorre un cast di prim’ordine, con Ugo Tognazzi nel ruolo dell’integerrimo (apparentemente) funzionario delle imposte Ugo La Strizza (il nome è tutto un programma), e Franco Fabrizi, Gastone Moschin, Philippe Leroy e Raymond Bussières in quello di quattro contribuenti che si ritrovano a dover versare enormi somme all’erario (cui si aggiunge nella seconda parte lo strampalato Katanga, interpretato dal veterano Lionel Stander).
I quattro tentano invano di corrompere l’esattore: l’ingegnere padovano Giambattista Manteghin (Moschin), l’attore di western Romolo Moretti (Leroy), il principe Pantegani (Fabrizi) e l’inventore Leonardo Rossi (Bussières) per adempiere al loro dovere di contribuenti escogitano una strampalata rapina allo stesso palazzo delle imposte. È facile immaginare la serie infinita di gustosi pasticci provocati dall’insano proposito, che danno corpo a una seconda parte del film scandita da tempi più incalzanti all’insegna dell’azione. Ma a fare la differenza è – oltre alle belle prestazioni dei protagonisti – la regia creativa e dinamica di Lupo che, spesso e volentieri, si pone con uno sguardo non convenzionale, producendosi in non pochi e amabili virtuosismi. Da segnalare è, anche, la bella fotografia di Guglielmo Mancori, operatore di indubbia professionalità, che seppe fornire al film interessanti atmosfere, tali da renderlo adatto anche a essere esportato all’estero. E, infine, a suggellare il tutto, le scoppiettanti musiche del maestro Armando Trovajoli, che accompagnano felicemente i cambi di ritmo della messa in scena.
Il finale rocambolesco ha invece ricordato allo scrivente quello altrettanto inatteso de Il moralista, film di Giorgio Bianchi con Alberto Sordi, Vittorio De Sica e Franca Valeri, laddove anche lì era presente un rigidissimo commissario della moralità pubblica che poi si rivela tutt’altro che incorruttibile.
Insomma, concentrato in poco più di ottanta minuti, Stanza 17-17 palazzo delle tasse, ufficio imposte è un piccolo, amabile film che, vista la sparizione dai consueti circuiti, merita senza dubbio un’accurata visione, laddove, oltre al valore in sé, ad affascinare è la sua originalità, il suo essere opera atipica, di non facile catalogazione.
Pubblicato da Mustang e distribuito da CG Entertainment, Stanza 17-17 palazzo delle tasse, ufficio imposte è disponibile in dvd, in formato 2.35.1, con audio 2.0 Dolby Digital Dual Mono. Nei contenuti extra l’introduzione al film del critico cinematografico Gianni Canova.
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