Un ambiente ricostruito, animato da figure indefinite, diventa spettatore degli eventi quando, una sera, queste stesse figure bevono e si ubriacano. Du Temps Perdu, corto dei King’s Magicians, propone gli effetti di una sbronza e il lirismo che ne consegue. Quasi come in un mondo surrealista, con protagonista l’animazione, i personaggi seguono il corso della storia, e nel momento in cui perdono il lume della ragione iniziano a vanificare o, semplicemente, a sognare.
L’incertezza è il vero messaggio comunicativo, gli effetti dell’alcol appaiono in diverse immagini, il cui unico collante è la musica della colonna sonora. In bianco e nero o a colori, le emozioni tratteggiano individui solitarie, in attesa o in movimento. Sono danzatori, un uomo anziano e una ragazza ripiegata su se stessa. Come per una qualsiasi ‘sbornia’ che si rispetti, sono disorientati, ma è proprio questa mancanza di chiarezza che determina nello spettatore uno stato di ansia e di vacuità.
Du Temps Perdu è un incontro che dimostra la possibilità di far convivere felicemente generi diversi, cui va aggiunto un rimando evocativo a forme cinematografiche già avviate, utilizzate come solo chi conosce bene la materia sa fare. C’è alla base un’ottima padronanza della tecnica che conferma quanto essa conti perfino in un corto di pochi minuti.
Al loro quinto lavoro insieme, i King’s Magicians dimostrano di possedere una propria poetica cinematografica che speriamo venga adeguatamente valutata e magari trovi un opportuno spazio all’interno del cinema italiano.
Simona Grisolia