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Film da Vedere

La mortadella: quando Mario Monicelli andò negli Stati Uniti per mostrare la faccia triste dell’America

Monicelli ne La mortadella mostra l’altra faccia dell’America, quella dei sobborghi cenciosi, abitati da reietti e diseredati, gente che vive di espedienti, alla giornata, fatalmente esclusa dalla retorica del grande sogno

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Dopo i due capitoli del leggendario Brancaleone (L’armata Brancaleone del 1966 e Brancaleone alle crociate del 1970), con l’inossidabile Vittorio Gassman, La ragazza con la pistola (1968), il film che consacrò definitivamente Monica Vitti in ruoli di commedia e il grande insuccesso commerciale di Toh, è morta la nonna! (1969), Mario Monicelli diresse l’insolito La mortadella (1971), lungometraggio prodotto da Carlo Ponti, tratto dal racconto La pizza di Renato W. Spera e sceneggiato da Leonard Melfi, Suso Cecchi D’Amico e Don Carlos Dunaway. Come protagonista scelse una diva di sicuro richiamo quale Sophia Loren, attrice all’epoca già insignita con un Oscar (nel 1962, per la struggente interpretazione ne La ciociara di Vittorio De Sica), affiancandola a più di un partner maschile, tra cui spiccava Luigi Proietti, il quale, sebbene attore di razza, non ebbe mai grande fortuna al cinema. L’altro co-protagonista era William Devane, che, formatosi all’American Academy of Dramatic Arts di New York, parteciperà successivamente a film notevoli, in particolare Il maratoneta di John Schlesinger e, soprattutto, l’ultima opera del maestro Alfred Hitchcock, Complotto di famiglia (1976). A impreziosire ulteriormente il cast concorrono due super star di Hollywood, i giovanissimi (allora) Danny DeVito, nel ruolo di Fred Mancuso, un politico corrotto statunitense, e Susan Sarandon, che interpreta l’ex moglie del giornalista d’assalto Jack Fenner (William Devane).

Maddalena Ciarrapico (Sophia Loren), operaia in una fabbrica di insaccati, lascia il lavoro e l’Italia e parte alla volta degli Stati Uniti per raggiungere il fidanzato (Luigi Proietti) a New York. Arrivata a destinazione, però, le autorità doganali non le danno il permesso di lasciare l’aeroporto, perché ha con sé una mortadella, e la legge americana proibisce l’importazione di carni di maiale potenzialmente infette.

Questa la breve e provocatoria premessa da cui prende corpo l’intera messa in scena. Una sciocca legge non concede l’ingresso all’interno del paese che vantava (e vanta) la democrazia più avanzata del mondo occidentale. Subito viene tratteggiato il carattere indomito della protagonista, la quale, seppur pressata da più parti, non cede alla richiesta di consegnare l’alimento incriminato, finanche arrivando a ripudiare Michele, il compagno che attendeva con entusiasmo il suo arrivo, colpevole, a suo giudizio, di essersi piegato di fronte a una norma priva di senso.

Monicelli e i suoi sceneggiatori architettarono una tragicommedia in cui Maddalena, unica donna in un mondo di maschi codardi, filibustieri e cialtroni, deve contare sulle proprie forze e, soprattutto, sulla grande coerenza del suo animo. Tutti si sono adeguati: Michele, un tempo attivista, contestatore e instancabile animatore di proteste contro un sistema legislativo ingiusto e repressivo, ora non vuole più guai, ha aperto un ristorante e il suo obiettivo è vivere felicemente potendo contare su una certa agiatezza economica, in sintonia con la più becera mentalità piccolo borghese. Anche Jack, che in un primo momento sembrerebbe un duro e puro, uno che si è messo in gioco sempre in prima persona nelle battaglie condotte contro ‘il sistema’, alla fine si rivela per quello che è, il patetico rovescio di un mondo di cui, in fondo, è un parassita. Dominic Perlino (Beeson Carroll), l’agente di sicurezza dell’aeroporto con cui Maddalena aveva familiarizzato, è un conservatore ottuso, completamente allineato. Neanche l’arte, infine, può offrire una reale alternativa: il patetico pittore che la donna incontra sul suo cammino è solo un ciarlatano senza alcun vero talento.

In tutto ciò, Monicelli mostra l’altra faccia dell’America, quella dei sobborghi cenciosi, abitati da reietti e diseredati, gente che vive di espedienti, alla giornata, fatalmente esclusa dal grande sogno promesso a tutti quelli disposti a mettersi in gioco nel paese delle meraviglie. Non vediamo grattacieli o le tipiche grandiosità appartenenti all’iconografia dell’immaginario della ‘terra dell’abbondanza’, per dirla con Wim Wenders. Lo scenario è, dunque, desolante, ma è proprio a partire da esso che Maddalena dovrà ripensare se stessa, non più come riflesso di un maschile decaduto e annichilito, ma come donna autonomamente in grado di creare nuovi orizzonti da percorre; e, soprattutto, potrà tentare di diffondere la sua mentalità, non incline ad avallare soprusi e ingiustizie, sempre tesa a produrre un reale miglioramento della società.

In questo senso, La mortadella potrebbe essere considerato un prodromo de Il futuro è donna (1984) di Marco Ferreri (pur essendo, è chiaro, completamente diverso nei toni e nei temi). Al netto dei difetti, che certamente sono presenti, questo film di Monicelli (da tutti considerato minore e non riuscito) è, comunque, assai interessante: innanzitutto perché disfa improvvisamente le consuete atmosfere della commedia all’italiana, come se fosse in cerca di nuove strade possibili da percorrere, e poi perché restituisce uno sguardo assolutamente originale su un mondo (quello americano) sempre, scioccamente e propagandisticamente, presentato come una Mecca da inseguire a tutti i costi. Motivi, questi, che, senz’altro, inducono a consigliare di recuperarne la visione (o rivederlo) per confrontarsi con un approccio contro corrente, più realistico e diretto.

Distribuito da CG Entertainment, La mortadella è disponibile in dvd, in formato 1.85:1, con audio Dolby Digital 2.0.

Trova La mortadella su CG Entertainment

  • Anno: 1971
  • Durata: 103'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Mario Monicelli