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71 Festival di Cannes: The Harvesters di Etienne Kallos (Un Certain Regard)

The Harvesters di Etienne Kallos racconta, da un lato, la vita prevalentemente rurale e gli aspetti più severi e moralistici del carattere afrikaner, dall’altro la lotta di due adolescenti per il predominio, l'eredità e l'amore dei genitori, in una comunità bianca isolata del Sudafrica

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Film cupo e complesso, girato in un mondo ripiegato in se stesso – il Free State del Sudafrica, ex Stato Boero, dove gli afrikaners lavorano i campi e sono ossessionati da forme austere di cristianesimo – The Harvesters (titolo originale in Afrikaans Die Stropers) di Etienne Kallos, che significa I mietitori (tra l’altro il titolo di un famoso quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, sulla mietitura nei campi), affascina e allontana al tempo stesso lo spettatore per la forza oscura che emana, nella storia e nella messa in scena, quella forza che le preghiere costanti e la lettura della Bibbia della famiglia protagonista non saranno sufficienti a tenere a bada. Il film inizia con una descrizione della dura vita rurale del quindicenne Janno e della sua famiglia: sveglia all’alba, cura del bestiame, raccolta del fieno, ettari ed ettari di terra sconfinata, poi le preghiere prima della colazione, la scuola, gli incontri in comunità, le mille incombenze quotidiane. Janno, sensibile e chiuso, deve spesso badare, aiutando la madre, alle tre sorelline, adottate dai suoi dopo la morte della zia. Nessuno deve sentirsi solo e abbandonato, e lunghi passi della Bibbia vengono letti a bambini non troppo consapevoli.

Unico svago di Janno è il rugby, dove il ragazzo incontra il suo miglior amico, per il quale inizia a provare sentimenti che vanno oltre l’amicizia, ma che sarebbe impensabile rivelare a se stessi e agli altri in un mondo patriarcale e un po’ ‘machista’ come quello dove il ragazzo è inserito. Finché un giorno l’arrivo di un ragazzo reietto dalla società, Pieter, con un vissuto di droga e prostituzione, privo di scrupoli ma pieno di fragilità, accolto in famiglia perché “la misericordia divina ci ha chiesto di aiutarlo e lo ha mandato da noi”, innescherà una serie di dinamiche fra i ragazzi, tra gelosia, riconoscimento, confusione, identità, gettando i semi dell’incertezza in un mondo fatto di azioni ripetute senza troppo pensare, preghiere reiterate spesso senza vero amore per l’altro, imposizioni ingiuste e sacrifici ammantati da generosità e apertura.

Volevo realizzare un film che raccontasse la storia del Sudafrica di oggi, e che avesse le sue radici lì – ha raccontato il regista – Mi piace esplorare le sue terre e fare nuove conoscenze. Il film è nato dalla generosità delle persone che ho incontrato, in particolare dagli agricoltori delle regioni del Free State e del KwaZulu-Natal. I film indipendenti fanno più fatica ad emergere in Sudafrica ed è stato difficile trovare il mio posto. Tuttavia, ci sono così tante grandi persone e storie da raccontare in questo Paese che è solo una questione di tempo ed il cinema indipendente si farà strada.”

Il film racconta pertanto, da un lato, la vita prevalentemente rurale e gli aspetti più severi e moralistici del carattere afrikaner – accennando tra l’altro alla piaga degli omicidi dei fattori nelle fattorie, alimentati da odio razziale o da motivi interni ed irrisolti -, dall’altro la lotta di due adolescenti per il predominio, l’eredità e l’amore dei genitori, in una comunità bianca isolata del Sudafrica. La ribellione di Janno non sarà solo verso il fratello imposto, che non riesce a sentire del tutto sincero e col quale sviluppa un difficile rapporto di odio-amore, ma verso l’intero sistema che inizia a percepire come non autentico e inadatto ai propri bisogni. Bravissimi ed intensi gli attori, giovani e meno giovani.

Con gli attori – continua Kallos – abbiamo avuto solo una settimana per provare, il che ci ha portato ad improvvisare ed a sviluppare una fiducia reciproca: ero piuttosto direttivo con i giovani attori ma quando lasciavo che facessero ciò che volevano, spesso davano risultati migliori. Lavorare con giovani in crescita, come Brent Vermeulen (Janno) e Alex van Dyk (Pieter), è stato un privilegio. Juliana Venter e Morne Visser, più esperte, hanno aggiunto al set la passione e la disciplina, creando un senso di comunità con i giovani attori, un luogo sicuro in cui tutti potevano fare nuove esperienze.”

  • Anno: 2018
  • Durata: 105'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Sudafrica, Grecia, Francia, Polonia
  • Regia: Etienne Kallos

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