Le grand bain di Gilles Lellouche ci immerge nel fuori concorso in una riuscita commedia, davvero spassosa, con variegati spiragli di riflessione a cui ci induce.
Bertrand (il grande e bravo Mathieu Amalric) è un disoccupato, vittima di una profonda depressione, incapace di disfarsene aggrappandosi soprattutto all’amore di sua moglie. Nell’acqua di una piscina, viene folgorato da una visione: un gruppo di uomini agli ordini di una donna in una sottospecie di nuoto sincronizzato. Decide di entrare a far parte di questo strano team di scapestrati, ognuno con un differente disagio addosso.
Chi è imbrigliato da anni nel sogno di diventare una rock star della musica nonostante sia ormai vecchio, chi intrallazza vendendo piscine che nessuno vuole comprare rischiando la bancarotta, chi soccombe emotivamente nel tentativo di mantenere il controllo. Chi vive in un mondo tutto suo, dentro una perenne felicità semplice ed innocente…
La stessa istruttrice Delphine (la navigata Virginie Efira), ex campionessa di nuoto sincronizzato, ha subito l’alcolismo dopo un cambio di rotta che un incidente alla sua partner di duo Amanda (Leïla Bekhti), ora sulla sedia a rotelle, ha generato alla sua carriera e alla sua vita. Il fantasma di una squadra maschile di nuoto sincronizzato prende una concreta e seria forma quando arriva la possibilità di partecipare ai campionati mondiali che si tengono in Norvegia. Delphine ha un crollo e una ricaduta, Amanda la sostituisce ed il gruppo trascina la sua leader di nuovo in pista.
Tutti i protagonisti, in balia dei loro problemi in un acuirsi di retroscena e tentativi di risalita, comprendono sempre più quanto la condivisione di se stessi e il portare avanti insieme questo pazzo obiettivo sia la strada giusta per uscire da un io claustrofobico e risolversi nel vivere.
Gilles Lellouche, smessa la veste attoriale di C’est la vie – Prendila come viene, è stato abile nell’usare topoi comici rigenerandoli in uno script frizzante e vitale, nel quale ci immedesimiamo totalmente. Nelle assurdità e demenze che i nostri protagonisti riproducono, nelle impotenze di cui prendono atto, nella favola di una danza in acqua che realizzano.
Il cast di Le grand bain è realmente sincronizzato in un ensemble molto umano e delirante. Una leggerezza che non sfocia mai in piattume di battute, ma che nutre con abilità una riflessione molto attuale in questa contemporaneità chiusa ed egoista sia economicamente che socialmente, reciprocamente diffidente.