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Loro 2: Silvio Berlusconi, quell’umano-disumano prodotto di se stesso consumato all’insaputa di sé

Un abissale vuoto che si può colmare solo con il godimento distruttivo e soprattutto impotente “di un piazzista che ha svenduto le donne e che è solo un bambino che ha paura di morire”

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“Il carattere epocale di una figura come quella di Silvio Berlusconi, non consiste ovviamente nell’azione di governo che ha caratterizzato la sua missione politica, ma nel come la sua persona abbia suggellato paradigmaticamente questa equivalenza ipermoderna tra Legge e godimento. Non solo i suoi cosiddetti comportamenti privati, ma in modo assai più emblematico, la sua stessa azione legislativa, svelano come il massimo rappresentante della vita dello Stato miri alla realizzazione del proprio godimento situato non come capriccio estemporaneo, ma come di diritto inscritto nella funzione istituzionale che egli ricopre”.  (Massimo Recalcati, L’uomo senza inconscio)

È proprio su questa analisi che verte il ritratto di Loro 2 e il motto che suggella l’apertura è il seguente: essere altruisti è il miglior modo di essere egoisti. Far passare sei senatori dalla propria parte sarà un gioco da ragazzi perché Silvio non compra ma regala. Convince della bontà dei nostri sogni e cede all’irresistibile tentazione di prendere le pagine bianche per chiamare un cittadino comune ed esercitare la sua abilità, quella di chi non resiste a rendere la vita degli altri come la fiction che si sta guardando; di chi non resiste a non “vendere sogni ma sordide realtà”. Lui conosce il copione della vita, i desideri dei clienti e come produrre il loro consumo, Lui che NON SI OFFENDE MAI e mai si arrende. Canta Malafemmena perché quando si adopera qualunque psicologia, su di Lui non succede niente al contrario, afferma: “comincio a fare soldi: bastano 20 secondi per fare 2 milioni di euro”. La povertà è una cosa triste e le relazioni sociali sono complesse, pertanto occorre un asociale come Lui e la fiction Congo Diana sembra perfetta da confezionare per le sue reti.

La moglie Veronica continua a insultarlo e parte per la Cambogia; e a lui, diversamente dal Battisti 10 ragazze non possono bastare, neanche le 28 di Sergio Morra, ne vuole di più, sono tutte invitate nella residenza di stato, si berrà champagne insieme alla pizza e potranno rimanere a dormire. Ama sedurre Lui, quindi niente donne a pagamento e tantomeno droga; le farfalle non mancheranno.

Meno male che Silvio c’è”, Lui ha il carisma del ruscello e la barzelletta sempre pronta, insieme alla volgarità in agguato. E la creatura che era stata da “Dio” ora si trova in una delle sue camere dove, con un patetico temperino Lui vuole farla sorridere, mentre lei deride la sua posizione all’indiana con la quale vuole fare il giovane e l’alito da vecchio. Giura di essere fedele alla repubblica nell’interesse esclusivo della nazione; il terremoto fa crollare palazzi, la moglie continua a elencare la sua lunga ininterrotta messinscena e lui, invece di andare ad un incontro istituzionale, si reca ai 18 anni di Noemi Letizia.

I titoli iniziali di Loro 1 e Loro 2 sono il preludio del raggiro sotteso da Sorrentino a Silvio. Se nella prima parte, la valenza artistica prevale su quella narrativa, nella seconda scompaiono anche le metafore, le allusioni, i mascheramenti. Tutto diventa chiaro, soprattutto il progetto: prendersi gioco di chi ha raggirato e continua a farlo tutti coLoro che sono più o meno responsabili di un sistema e del potere conferito a questo sistema. Sorrentino esercita la sua arte vincolata però al dissidio tra Legge e godimento: la sua denuncia, l’insulto che rivolge ora, non è più a Loro, delusi e rimasti a chiedersi ottusamente dov’è stato l’errore, ma a Lui nella consapevolezza che non si offenderà mai. Pertanto l’agguato è rivolto a quell’umano disumano prodotto di se stesso consumato all’insaputa di sé; estraneo a qualunque vergogna, affetto da apatia e malato di satiriasi. Fagocitato dal proprio egocentrismo, dal bisogno di ammirazione: schiavo compulsivo della ricerca del proprio riflesso nello sguardo degli altri che ai suoi occhi non esistono se non come restituzione della sua stessa immagine. L’ontologico riflesso di un atavico complesso di inferiorità senza alcuna logica che possa considerare l’identità dell’altro. Un abissale vuoto che si può colmare solo con il godimento distruttivo e soprattutto impotente “di un piazzista che ha svenduto le donne e che è solo un bambino che ha paura di morire”.

Mentre sulle rovine de L’Aquila post terremoto si cerca di porre in salvo il Cristo del Duomo si sente il rumore del mare con tutto il significato che ne deriva: la deriva di un paese profugo, sommerso dalle macerie non solo materiali. L’attuale estinzione anticipata dell’incandidabilità dell’ex premier, proprio a un giorno dall’uscita di Loro 2,  sembra uno sberleffo. La catarsi dell’opera di Sorrentino non intende compiersi; si affaccia l’esigenza di un Loro 3 che sancirà il definitivo congedo di una figura che non si riesce ad abbattere come si faceva con le statue dei dittatori che hanno fatto la storia.

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