Non finisce mai di stupirci questo polivalente artista americano, Steven Soderbergh, regista premio Oscar, autore e produttore cinematografico prolifico e irrequieto, interprete audace, ironico e vicino all’umanità emarginata e abbandonata, capace di esplorare con storie graffianti (drammatiche o ‘di genere’) i nodi critici e le pieghe più riposte del paese a stelle e strisce. Quattro anni fa Soderbergh sorprese Hollywood con l’annuncio del suo ritiro dal grande schermo, per dedicarsi alla TV, dove ha vinto numerosi Emmy. All’improvviso ecco, invece, uscire dal cappello magico un nuovo film, divertente e intelligente, La truffa dei Logan: la scelta dei protagonisti, anti-eroi per eccellenza, il ritmo ed il montaggio serrato e i colpi di scena grotteschi, insieme all’utilizzo della colonna sonora (country-rock) e ai dialoghi paradossali, fanno sentire un’eco di alcune delle opere più brillanti dei fratelli Cohen (Fratello, dove sei?).
La trama del film, ambientato nella Carolina del Nord, racconta la rivalsa sul mondo di due fratelli ‘storpi e sfigati’, Jimmy (Channing Tatum) e Clyde Logan (Adam Driver) che, dopo averne prese tante dal mondo e dal destino cinico e baro (uno ha perso il braccio in guerra, l’altro zoppica leggermente e un bel giorno lo licenziano per questo), decidono di realizzare una rapina con i controfiocchi alla Charlotte Motor Speedway, durante la gara di auto Coca-Cola 600, una delle competizioni più note nel richiamare pubblico e denaro.
Da qui la trama s’infittisce di personaggi necessari e secondari, tutti studiati nei minimi dettagli: dal galeotto Joe Bang (uno schizzato Daniel Craig), esperto in esplosioni, ai suoi fratelli svalvolati che creano più problemi di quanti ne risolvono, all’ispettore donna dell’FBI, Sarah Grayson (Hilary Swank), che fiuta la truffa come un cane da tartufi e non molla la preda, alla sorella dei Logan, Mellie (interpretata da Riley Keough), tanto bella quanto capace di aggiustare ogni tipo di macchina. Su tutti i personaggi spiccano però i due Logan, stralunati, casual, senza soldi e sgangherati ma molto furbi e intelligenti, che sapranno perseverare e uscire con ‘classe’ dalle situazioni più impensabili.
Dopo la saga di Ocean’s 11, 12 e 13, Soderbergh con La truffa dei Logan torna a raccontare incredibili colpi di scena e spaccati di umanità varia, con uno stile tutto suo, tra autorialità e intrattenimento, dramma e commedia divertente.
“Inizialmente mi è stato chiesto di trovare un regista per la sceneggiatura di Rebecca Blunt – racconta Soderbergh – ma quando l’ho letta ne sono rimasto entusiasta e dopo un paio di settimane ho ammesso di non volere che nessun altro dirigesse La truffa dei Logan, perché riuscivo a vedere chiaramente il film dietro a quelle pagine. È una sorta di cugino dei film Ocean’s, ma è anche una loro inversione, perché i personaggi non posseggono denaro né tecnologia, vivono in circostanze economiche molto difficili, e un paio di sacchi di spazzatura pieni di soldi possono cambiare loro la vita”.
Il film ha proposto un nuovo modello di produzione cinematografica, essendo stato realizzato e distribuito da Soderbergh attraverso la sua casa di produzione, la Fingerprint Releasing (in associazione a Bleecker Street), che gestisce direttamente le vendite all’estero, quelle post-cinematografiche per la TV e per lo streaming (HBO, Amazon Prime, Netflix, etc).