A Roma Palazzo Braschi accoglie la pittura universale di Canaletto: mille tocchi di luce nelle opere del grande vedutista veneto del ‘700
L’artista proporziona, analizza e costruisce tutto senza essere didascalico. Non siamo nella Venezia del ‘700, ma siamo qui e ora, e domani, e per sempre. Canaletto supera il vero e ci consegna l’universale
Anche se usiamo tutti questo termine per indicare questo genere pittorico, la parola vedutista è molto riduttiva per un artista che sembra possedere la scatola magica della visione, il segreto di saper raccontare dei ricordi universali, un artista che riesce a fermare sulla tela gli attimi indimenticabili di un momento e di una storia. Non si tratta di una vicenda individuale, piuttosto di una storia corale e collettiva; un racconto a più voci, fatto di architetture e di persone, di luci e piccole avventure che, se ben guardiamo, sono sempre le stesse. Il tempo e la moda non contano, gli uomini, le donne e gli animali che spesso Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697 – 1768) include nelle sue rappresentazioni siamo noi. Un’umanità che parla che ride, che passeggia, che gioca. Un momento attivo e non cristallizzato, un fermo immagine come in un film che, lo sappiamo, avrà un suo seguito.
La pittura di questo grande artista veneto non ha la solenne austerità o la freddezza delle figure ieratiche e religiose, né la maestosità delle storie mitologiche, rappresenta, invece, il nostro specchio più completo, nel bene e nel male, un emblema degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo. Da lontano la visione è dominata dalle grandi architetture prospettiche, ma da vicino mille puntini, mille virgole di colore bianco fanno vivere una brulicante umanità. I volti non si vedono bene, sono solo delle macchie di colore, ma già qualche piccola traccia ne definisce i caratteri peculiari, le relazioni interpersonali che possiamo senza fatica indagare con uno spirito anche un po’ da voyeur.
Canaletto è il pittore della realtà, ma sempre la trasfigura in un mondo di umana perfettibilità. Le stesse architetture avvolte dalle luci e dalle ombre si caricano di vita nuova, effimera e nel contempo eterna; così come dopo tanti secoli l’artista ce le consegna. A noi ora la lettura corretta delle storie raccontate e della complessità di un mondo che è incredibilmente prossimo, che ci accoglie e ci consola con la sua domestica familiarità.
Le opere di questo artista sono in tutto il mondo e così pure le sue copie e riproduzioni. Arte borghese e popolare a un tempo. L’avvicinamento e la comprensione della sua pittura avvenire senza transfert, per chiunque, tanto è terapeutica e rasserenante l’immersione nelle immagini. La sua complessità e grandezza stanno proprio nel modo di dipingere e non nel soggetto; nella stereometria della visione delle prospettive, mirabili e quasi surreali, nella loro incredibile analitica precisione.
Tra le opere da notare: Il Canal Grande da nord, verso il ponte di Rialt, e Il Canal Grande con Santa Maria della Carità, esposti per la prima volta assieme al manoscritto della Biblioteca Statale di Lucca che ne illustra le circostanze della commissione e della realizzazione.
Canaletto 1697-1768, fino al 19 agosto 2018. Una mostra da non perdere.
La mostra “Canaletto 1697-1768”. Museo di Roma, a cura di Bożena Anna Kowalczyk, intende celebrare il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano presentando il più grande nucleo di opere mai esposto in Italia. Sessantotto tra dipinti e disegni e documenti, inclusi alcuni celebri capolavori. Le opere in mostra provengono da alcuni tra i più importanti musei del mondo, tra cui il Museo Pushkin di Mosca, il Jacquemart-André di Parigi, il Museo delle Belle Arti di Budapest, la National Gallery di Londra e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Presenti anche alcune opere conservate nelle collezioni britanniche, dai musei statunitensi di Boston, Kansas City e Cincinnati. Tra le istituzioni museali italiane: il Castello Sforzesco di Milano; i Musei Reali di Torino; la Fondazione Giorgio Cini. Istituto per il Teatro e il Melodramma e le Gallerie dell’Accademia di Venezia; la Galleria Borghese e le Gallerie Nazionali d’arte Antica Palazzo Barberini di Roma.