Se qualcuno aveva ancora dubbi sul cinema di Ivan Silvestrini l’uscita nelle sale de Arrivano i Prof sembra fatta a posta per sciogliere ogni incertezza. Abituato a spaziare nel genere, come dimostrano, uno dietro l’altro, la commedia sentimentale di 2Night e il thriller on the road di Monolith, gli interessi del regista romano si erano fin qui palesati nei confronti di progetti derivati da lavori altrui, essendo il primo dei due film sopracitati il remake di un lungometraggio israeliano, l’altro la trasposizione dell’omonima graphic novel firmata dal bonelliano Roberto Recchioni. In questo senso Arrivano i Prof conferma la tendenza, essendo quest’ultimo il rifacimento del francese Les Profs, blockbuster transalpino rimasto inedito nel nostro paese fino a quando Silvestri non ha pensato di rifarlo alla sua maniera.
Di ambientazione scolastica, la commedia diretta da Silvestrini deve la sua eccezionalità al ribaltamento del cliché tipico dei film dedicati alle aule turbolenti. Così, se in un film come Pensieri pericolosi era la professoressa gentile e di buone maniere interpretata da Michelle Pfeiffer a doversela vedere – non senza timore per la propria incolumità fisica e morale – con un classe di autentici diavoli, qui succede esattamente il contrario. Capita, infatti, che per salvare la reputazione del proprio istituto ed elevarne la percentuale dei promossi, il preside del Liceo Manzoni decida di adottare una soluzione drastica, ovverosia di convocare i peggiori professori esistenti sulla faccia della terra per farne il corpo insegnane degli alunni più svogliati e nullafacenti della scuola.
Caratterizzati da un vizio di forma che in realtà si rivela decisivo per conquistare la fiducia dei riottosi studenti, non si dirà nulla di nuovo anticipando che i sette professori – sette, come i samurai di Kurosawa ai quali i nostri assomigliano almeno per il fatto di essere soli contro tutti – riusciranno comunque a farcela, portando a termine la missione. Più interessante è invece constatare la maniera con cui Silvestrini decide di filmarne le imprese.
Da questo punto di vista (lo diciamo senza aver visto il film originale), Arrivano i Prof sembra riprendere la formula di certo cinema americano (indipendente e non) mescolando comico e commedia senza aver paura – come capita nei film dei vari Seth Rogen e Judd Apatow – di giocare con il ridicolo provocato dai comportamenti dei suoi protagonisti. Nel farlo Silvestrini sceglie la via del paradosso, presentandoci adulti (prof compresi) che risultano più infantili dei giovani a cui dovrebbero insegnare a vivere. L’efficacia del film è quella di non disperdere le energie con inutili riempitivi e di garantirsi un minimo di compattezza dal fatto di essere girato esclusivamente all’interno dell’edificio scolastico; quest’ultimo, destinato a diventare il vero protagonista del film, grazie alla possibilità che gli dà il regista di figurare come una sorta di Disneyland nella quale ogni cosa, anche la più inimmaginabile (per esempio che gli studenti abbiano voglia di studiare), riesce a compiersi.
Alle prese con un budget di primo livello Silvestrini non dilania le sue risorse, facendo della cartoonesca simpatia degli attori (tra cui segnaliamo Claudio Bisio e il redivivo Maurizio Nichetti, come da copione utilizzato in un ruolo privo di parole) l’arma vincente di uno spettacolo che piacerà più ai piccini che ai grandi genitori.