Se il cinema di Pablo Larraín si è felicemente imposto nel panorama contemporaneo un po’, anzi parecchio, è dipeso dalla caldissima accoglienza che il suo secondo lungometraggio, Tony Manero (2008), ebbe presso il pubblico italiano, aggiudicandosi i premi per il miglior film e il miglior attore al Torino Film Festival, a dimostrazione di quanto il nostro paese ha saputo cogliere, prima degli altri, il notevole talento del giovane regista. Come raccontare la follia, la violenza e la cultura di morte di una dittatura che per più di quindici anni ha oppresso il popolo cileno? Senza preamboli e fronzoli inutili, Larraín ‘getta’ lo spettatore in situazione, seguendo, meglio sarebbe dire pedinando, Raúl Peralta, un uomo sulla cinquantina, completamente alienato, il cui unico scopo è partecipare a una trasmissione televisiva in cui vengono presentati, di volta in volta, i sosia di diversi divi del mondo della spettacolo. Lui vuole essere a tutti i costi il Tony Manero de La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever, 1977), il celebre film di John Badham (di cui è bene ricordare anche i successivi Wargames – Giochi di guerra e Cortocircuito) che tanto incise sull’immaginario della fine degli anni Settanta, in particolare in riferimento agli stili di vita e le tendenze musicali, sebbene non mancasse di affrontare tematiche serie quali l’emigrazione, l’uso di stupefacenti nelle discoteche, il razzismo, la violenza sessuale e la violenza tra bande.
Alfredo Castro, attore di rara bravura, spesso presente nei film di Larraín, presta il suo corpo a un personaggio reso un mostro dalla violenza del regime di Pinochet: non ha alcun senso dell’etica, è divenuto uno sciacallo pronto a colpire, finanche a uccidere, per ricavare quei pochi spiccioli da investire immediatamente nel suo miserabile progetto diretto al raggiungimento di un’effimera celebrità che, evidentemente, non potrà mutare le sorti del suo fatale destino. Ha smarrito completamente il senso della realtà, vive alla giornata, si dimena in rapporti squallidi, dividendosi tra una donna di dubbia moralità e la padrona del locale in cui lavora esibendosi in mediocri spettacoli danzerecci.
Lo sguardo del regista è implacabile: senza alcuna retorica e senza fornire riferimenti precisi all’interno di cui inquadrare lo svolgimento dei fatti, Larraín, non di meno, dà corpo a una rappresentazione terrificante, che penetra, trafigge e tramortisce lo spettatore, frastornato dalla parabola discendente di un essere che non si più definire umano. A rigore, non si può neanche affermare che sia regredito a uno stato ferino, obnubilato com’è, privo perfino dell’istinto di conservazione. È come una freccia scagliata irrimediabilmente verso la morte; il suo orizzonte di comprensione è chiuso, tant’è che è sprofondato in un’afasia che gli impedisce di tessere anche una minima quota di relazioni interpersonali. Non è più in grado di avere rapporti sessuali, poiché il Potere che subisce gli ha sottratto la Potenza. È, per riprendere l’incisiva iconografia del maestro George A. Romero, divenuto a tutti gli effetti uno zombi, anzi, in tale senso Tony Manero potrebbe – si consenta la boutade – essere considerato anche un film dell’orrore. Con un finale che ricorda un po’ quello de Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, lasciamo Raúl Peralta, livido di bile e frustrato fino alla nausea, sull’orlo del compimento di un’ennesima violenza; ma Larraín, per fortuna, ha pietà di noi, e chiude improvvisamente sul suo volto allucinato.
Tony Manero è un film importante e necessario perché, evitando il tipico approccio storicista, riesce a catapultare chi guarda nel clima che si respirava in quegli anni buissimi della storia cilena. Quello che il regista mette in scena è un tempo emotivo in cui fa sprofondare lo spettatore, il quale viene risucchiato dalla pesantissima atmosfera che avvolge lo sciagurato protagonista. Il cinema, chi scrive ne è persuaso, è, innanzitutto e per lo più, tempo, e Larraín, forse grazie a un innato istinto, riesce a maneggiarlo e a scolpirlo nel migliore dei modi.
Pubblicato e distribuito da Ripley’s Home Video, Tony Manero è disponibile in dvd in formato 1.85:1, con audio italiano (stereo) e in spagnolo (Dolby Digital 5.1) e sottotitoli per non udenti. All’interno della confezione un booklet con un’intervista a Pablo Larraín.