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Il Maestro e la pietra magica

Il disneyano “Il Maestro e la pietra magica”, fantasy made in Russia diretto da Vadim Sokolovsky, scava nella tradizione fiabesca sovietica, narrando la missione di un giovane intagliatore.

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Nella ricca filmografia di “cadaveri non eccellenti” della stagione balneare in corso, notoriamente povera di soddisfazioni al box office, soprattutto in Italia, si va a collocare senza ombra di dubbio il disneyano Il Maestro e la pietra magica, fantasy made in Russia, diretto da Vadim Sokolovsky. La storia al centro del film scava nella tradizione fiabesca sovietica, e narra della rischiosa missione di un giovane apprendista intagliatore di nome Ivan, destinato ad affrontare la malvagia Contessa di Pietra per salvare la sua amata e vendicare il padre deceduto.

La trasposizione cinematografica è il risultato di uno spudorato e furbo esercizio di saccheggio da parte dei suoi autori tra le tante opere, riuscite e non, iscrivibili nel suddetto genere. Un taglia e cuci di situazioni e personaggi già entrati nell’immaginario collettivo nei decenni precedenti, che dà vita ad una sceneggiatura che trasuda citazioni che, più che omaggi (Tarantino docet), sembrano, nella stragrande maggioranza dei casi, autentici plagi chiamati a riempire le voragini in termini di originalità che caratterizzano l’intera operazione.

Ci si trova a fare i conti con un’puzzle’ confuso, nel quale personaggi e narrazione cedono il passo alla prevedibilità e al dèja vu tipico del già visto. E, allora, giù con la pesca selvaggia nella filmografia fantasy e letteraria, che ci spinge. guarda un po,’ dalla Terra di Mezzo della trilogia jacksoniana alle favole disneyane del repertorio classico (lo specchio parlante che legge il futuro), passando per Le Cronache di Narnia, e chi più ne ha più ne metta. Un’autentica galleria degli orrori, frutto di uno script che fa acqua da tutte le parti e che non trova appigli tanto nella sua messa in scena quanto nella regia di Sokolovsky che, a sua volta, firma un’opera prima (molto attivo nella produzione, da regista ha realizzato solo due prodotti per il piccolo schermo dal titolo Sluchaynyy poputchik e Ambulance 2, rispettivamente del 2006 e del 2005) che sul versante tecnico-stilistico ha delle lacune spaventose, una povertà d’iniziativa e un’applicazione quasi scolastica.

Dal punto di vista visivo, quello che dovrebbe essere il punto di forza di un film come questo, ossia la computer grafica, tocca qui dei livelli davvero bassi. Le animazioni del live action puntano a modelli troppo alti e finiscono con il crollare sotto il peso dell’inconsistenza.

Francesco Del Grosso

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