Il caso Kerenes è un film del 2013 diretto da Călin Peter Netzer. Il film esamina il difficile rapporto tra una madre e un figlio, esaltato da una tragedia causata da quest’ultimo, nel contesto di una società rumena divisa in classi e corrotta. Ha vinto l’Orso d’oro alla 63ª edizione del Festival di Berlino.
Sinossi
Barbu (Bogdan Dumitrache), adulto prepotente, è un uomo di 32 anni soffocato dall’amore invadente della madre Cornelia (Luminita Gheorghiu), che continua a considerarlo ancora un bambino. Cresciuto in un ambiente in cui i soldi possono comprare tutto, Barbu ha un tragico incidente stradale durante il quale uccide accidentalmente un ragazzo. Per proteggere il figlio, Cornelia fa tutto ciò che è in suo potere per evitare che il figlio venga accusato di omicidio.
Un film complesso, interessante e intenso, che dice molto sull’animo umano, sull’istituzione familiare, nonché sulla moderna Romania sorta sulle ceneri del paese lasciato in eredità da Ceausescu e cresciuto nel mito del capitalismo occidentale. Difficile quantificare la produzione cinematografica rumena, però quello che se ne è visto in questi ultimi anni dà l’idea di un panorama vitale e di qualità: basti pensare a qualche film come 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, A est di Bucarest e Racconti dell’età dell’oro. È un esempio di questa vitalità del cinema rumeno anche Il caso Kerenes, diretto da un regista che porta il nome di un fantasista del calcio tedesco anni ’70. Le tematiche che fanno da fulcro di questo film sono molteplici, ma possono essere sostanzialmente semplificate a tre: un rapporto madre/figlio complicato, inserito nel contesto di una famiglia alto-borghese della nuova società rumena; la morte di un ragazzo povero per mano (sebbene involontaria) di un giovane uomo ricco, viziato e incapace di assumersi le proprie responsabilità; la Romania stessa degli anni Duemila, tra la pesante eredità del periodo “socialista” e le contraddizioni che permangono anche dopo l’ingresso del paese nell’Unione Europea. Il film si avvale di una forma drammaturgica profonda e solida che utilizza l’incidente per mostrare in maniera ancor più evidente le difficoltà di un rapporto famigliare distrutto. Un’opera nervosa (a partire dal modo di usare la macchina da presa), scritta con puntigliosità ed estrema conoscenza dei propri obiettivi che, infatti, vengono pienamente conseguiti, sospesa tra un dolore tangibile, priorità ancestrali e qualcosa dell’animo più difficile da spiegare, ma rappresentato sollecitando l’inconscio.
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