Assistente alla regia di Jean Renoir dal 1931 al 1938, Jacques Becker durante l’occupazione tedesca della Francia fu imprigionato dai nazisti, dopo di che entrò a far parte del Comitato di Liberazione del Cinema Francese. Deceduto prematuramente, a soli 53 anni, è celebre, in particolare per alcuni film: Casco d’oro (1952), con Simone Signoret, dove descrisse con rigore e poesia i bassifondi parigini, Grisbì (1953), uno dei migliori noir francesi in assoluto e Il buco, l’ultimo lungometraggio girato.
Grisbì segnò l’esordio cinematografico di Lino Ventura nei panni del feroce gangster Angelo, in un ideale passaggio di testimone da Jean Gabin, che per la sua interpretazione ottenne la Coppa Volpi; un attore che, soprattutto a cominciare dagli anni sessanta, dovette buona parte della sua notorietà ai ruoli di fuorilegge. Tratto da un romanzo della Série Noire, il film è diretto magistralmente da Becker, con stile secco e rapido, insuperabile nel tracciare ritratti di vecchi ragazzi disincantati dalla vita. Una Jeanne Moreau alle prime armi completa il cast. Gli sceneggiatori (lo stesso Becker, Albert Simonin e Maurice Griffe), partendo dal romanzo di Albert Simonin, costruirono una splendida messa in scena, in cui, sebbene sia ripetuta la tipica iconografia della malavita in salsa transalpina, lo sguardo è mutato, disincantato, giacché i protagonisti, ormai al crepuscolo, hanno da tempo cessato di assumere i consueti atteggiamenti da gangster, in cerca, di contro, di una serenità verso la quale dirigersi per spendere l’ultima parte della vita.
Max (Gabin), ormai stanco e avanti negli anni, conta di ritirarsi grazie ai frutti di una cospicua rapina in lingotti d’oro compiuta all’aeroporto di Orly. Ma i suoi progetti devono fare i conti con la passione di Henri “Riton” (René Dary), il suo socio, per le giovani ballerine. Una di queste, Josy (Moreau), rivela il segreto dei due ad Angelo, esponente di una nuova e più spregiudicata “mala”, aliena dai codici di onore e lealtà della generazione pre-bellica, il quale tenterà di sottrargli il bottino.
Ci sono alcune sequenze di una bellezza che rimane indelebilmente impressa nella memoria dello spettatore, come quella in cui Max incontra la sua nuova compagna, Betty (una splendida, elegantissima René Dary, miss America nel 1946, molto attiva anche nel cinema italiano con Monicelli, Germi, Rossellini, Blasetti e Soldati): in assenza totale di dialoghi, i due amoreggiano in uno scambio di sguardi e uno sfregamento dei corpi eloquente, finché la donna, un po’ sfacciatamente ma anche con grande sensualità, invita l’amante a seguirla in camera da letto; impossibile dimenticare anche lo sguardo, tra il torbido e lo spaventato, di Josy, quando Max la sorprende durante alcune effusioni amorose con Angelo (Ventura), circostanza che lo obbliga ad assumersi il penoso incarico di riferire all’amico Henry il penoso tradimento.
Non ci sono molti spari in Grisbì, piuttosto è l’animo dei personaggi a costituisce il fulcro della narrazione. Ma l’interiorità emotiva, in particolare di Max, rimane inespressa, a fior di pelle: per tale motivo l’atmosfera generale del film si riempie di poesia, senza scadere mai nel didascalismo gratuito della prosa. Come lasciarsi scappare l’occasionare di visionare (o ri-visionare) un film di Becker, con Gabin, Moreau e Ventura, divenuto una pietra miliare del noir?
Pubblicato da Surf Film e distribuito da CG Entertainment, Grisbì è disponibile in dvd, in formato 1.33:1 con audio in italiano e francese (Dolby Digital 2.0) e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti extra è presenta un bel contributo di Valentina Pattavina: Giù le zampe dal malloppo!
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