La malattia e la morte, che si preannunciano per la protagonista Roos (Rifka Lodeizen), aleggiano costantemente e sono il leitmotiv di Disappearance, ultima fatica dell’olandese Boudewijn Koole. In un’atmosfera rarefatta e quasi onirica (la neve è onnipresente e di fatto coprotagonista del film) si svolge la storia di Roos, una giovane donna in visita alla madre in Norvegia. Tra le due non è mai corso particolare buon sangue, ed è proprio questo il motivo che spinge in principio Roos a tacere sulle sue condizioni di salute. In seguito, però, a un acceso scontro e grazie all’aiuto del piccolo fratellastro, le due si perdonano e si riconciliano e sono pronte così, ad affrontare l’una accanto all’altra questa irreparabile e atroce condizione.
Opera intimista e delicata, che indaga o, meglio, si ispira alla morte e ai misteri celati in essa, Disappearance ha prima di tutto un fortissimo impatto visivo e poi lascia il segno, appunto, per un’incredibile bellezza estetica prima di tutto, per l’intensità, per la mancanza di una qualsivoglia sbavatura e per la sensibilità con cui il regista affronta un siffatto tema. La neve, inoltre, avvolge ogni cosa, ogni sentimento, ogni azione in quest’aura ovattata e quasi eterea, tale da rendere surreale persino la morte. E sarà paradossalmente proprio la morte, il doverci fare presto i conti, a far ritrovare alle due protagoniste la voglia di tornare ad amare, ad amarsi, a vivere in fin dei conti. Non si è mai tanto vicini alla vita come quando incombe la morte, va sans dire. Film che convince e commuove dalla prima all’ultima scena.
Sara Patera