Ci troviamo su di un piccolo montarozzo, su cui svetta una quercia secolare, tutto intorno è bosco. A rompere questo effetto visivo del blu del cielo che incontra il verde della natura è l’acceso rosso di un carrozzone da circo, abitato dal Capitano, ragazzo del ’99. Assieme a lui conosciamo lo Scudiero, suo inseparabile compagno. I due, ogni giorno, mettono in scena un teatrino per gli animali e gli insetti immaginari del bosco, raccontando la guerra intercorsa tra il Re delle Mosche e la Regina delle formiche. Nulla parrebbe turbare questa quiete un poco particolare fino all’arrivo di un paracadutista che, volontariamente ferito dal Capitano, perde la memoria. Anche il nuovo arrivato si troverà a dover partecipare a quella che pare la burla di un pazzo, immedesimandosi nelle epiche guerre e in paradossali e improbabili lamenti funebri.
In un luogo senza tempo e senza altro rumore che le loro voci, i tre iniziano a instaurare rapporti e conflitti, facendoci rivivere, tramite flashback, ciò che è accaduto prima di entrare in quel bosco. Il paracadutista e lo scudiero tenteranno di fuggire, di andare via, fallendo miseramente e scoprendo, a loro spese, che il bosco non li vuole far uscire. Sono imprigionati in quel luogo, legato a doppio filo con il Capitano, che non ha la minima intenzione di lasciarli andare. Il finale rivelatore metterà in chiaro ogni cosa, svelando i misteri che si sono accumulati all’interno di quel carrozzone.
Le guerre horrende è il secondo lungometraggio di Giulia Brazzale e Luca Immesi, dopo il loro esordio con Ritual – Una storia psicomagica, con cui riportano l’attenzione sul folklore veneto e sulla storia che caratterizzò la regione. Liberamente ispirato all’omonima pièce teatrale di Pino Costalunga, Le guerre horrende non rappresenta unicamente i grandi conflitti mondiali del secolo scorso, ma tutte le guerre.
“Le donne in guerra pagano il prezzo più alto“, dice, a un certo punto, il Capitano, riportandoci alla dura realtà di una frase attuale, sempre. La guerra, qualunque essa sia, distrugge i luoghi e i legami, rende orfani e profughi. Con un occhio attento al dolore della perdità, alla necessità di combattere per ciò che si ama, e con una logica di antiviolenza, Le guerre horrende segnala un desiderio di pace, come quella del bosco, che ogni essere umano merita.