Se bisogna trovare un primo pregio di questo secondo capito dedicato all’anticonformista eroina di casa Marvel, è certamente il punto di partenza. L’impressione è che la stagione dei Defenders, la serie dove tutti i personaggi comparsi nella piattaforma Netflix si sono riuniti per combattere l’egemonia de La Mano nella città di New York, è stata una piccola rimpatriata tra amici, anche se in questo caso solo due di questi (Jessica e Luke Cage) hanno avuto modo di conoscersi prima di quell’evento. E questo è già un bene, viste le pecche di quel crossover che aveva in mano delle grosse potenzialità narrative. La seconda stagione vuole infatti dimenticarsi (più o meno) di quella sbronza durata 8 lunghi episodi, per concentrarsi sul futuro che di lì a poco busserà la porta della Alias Investigations. Come si è potuto appurare in queste (e nelle precedenti) puntate, chi incrocia il percorso della giovane investigatrice si porterà appresso solo che sventure come l’omonimo Jones di Steven Spielberg quando nell’accaparrare un’antica statuetta in una grotta del Perù, si è trovato a correre più che poteva nel tentativo di non finire inghiottito da quell’enorme sfera di pietra che non sembrava conoscere ostacoli. Quel masso circolare può essere metaforicamente rappresentato dal passato della giovane protagonista, una donna che si trova in una seconda vita, dopo la prima sotto il controllo di Killgrave, colui che con il solo uso del pensiero e della voce riusciva a tenere sotto le sue grinfie chiunque, persino un personaggio con capacità sovrannaturali come lei.
Jessica Jones parte da dove la prima stagione era terminata, con la ragazza intenta a studiare le mosse, i comportamenti e, non per ultimi, i vizi delle persone. Non è stalking, e non è nemmeno una forma morbosa di estorsione d’informazioni (per questo c’è Facebook); è semplicemente il suo lavoro. Deve scovare qualsiasi segreto quella gente possieda. Non importa come, purché quel metodo arriva dritto all’obiettivo, anche se la richiesta offerta rappresenta qualcosa di assurdo che può farle perdere del tempo prezioso. È proprio da un caso insignificante che si costruisce un castello di carta dove ciascun elemento raffigura tutti gli enigmi rimasti celati al pubblico. Non si sapeva ancora nulla sull’incidente accaduto a Jessica, se non che quello le ha conferito questi poteri sovraumani. Non si sapeva nulla della sua “sorella” Patricia Walker, che prima di intraprendere la carriera radiofonica ha avuto anche lei una seconda vita come cantante pop, soggiogata da una madre che ha sempre cercato di spingerla oltre ogni limite pur di portarla al successo. Non si sapeva nulla nemmeno di Malcolm, se non quanto accaduto nella prima stagione quando era sotto gli effetti di droghe.
Questo secondo capitolo rappresenta una resa dei conti e una sfida interiore su ciascun’identità. Non è un caso se in questa occasione un vero e proprio antagonista non appare in maniera nitida, perché il problema che i vari protagonisti affronteranno, con rabbia, con fermezza, e a sangue freddo, non è un cattivo che vuole a tutti i costi conquistare il mondo o, se si tratta di queste serie televisive Netflix, di controllare una parte di esso, ma riguarda una questione puramente personale. Ognuno dovrà combattere contro un preciso Killgrave, uno che cerca di portarli verso la cattiva strada, una strada che tuttavia conoscono alla perfezione. In più, nel caso di Jessica, una grossa rivelazione nella sua vita la renderà ancora più fragile, una condizione che nemmeno un pub e innumerevoli giri di drink non riusciranno ad estinguere.
Jessica Jones ha molte pecche. Non riesce a essere incisiva come la prima, un po’ anche in mancanza di una figura carismatica e potente come il personaggio di David Tennant, un po’ per una questione che concerne la struttura narrativa, dove nonostante le reali possibilità con oltre 13 episodi, non si è riuscito a bilanciare i potenziali che sono insiti in ciascun soggetto, con scavalcamenti di scena improvvisi e con decisioni in alcuni frangenti un po’ affrettati. Nonostante questo, resta un racconto valido, che ha avuto il coraggio di andare oltre i vecchi canoni e mostrare dei personaggi che vogliono essere eroi, ma che per diventarlo, bisogna prima guarire da ogni ferita passata, e non sempre questo è possibile.