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Rampage: quando i muscoli sono l’unica cosa che conta davvero

Con Rampage, The Rock torna al cinema con un film cucito su misura per lui, diretto ancora una volta da Brad Payton, qui alla sua terza collaborazione con l’attore americano dopo San Andreas e Viaggio nell’isola misteriosa

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Rampage è un classico film dove l’azione conta più della trama. Non c’è quindi bisogno di particolari dettagli sull’agente chimico che trasforma gli animali in enormi predatori assetati di sangue; quello che importa è che visivamente i giganteschi animali riescano a sorprendere lo spettatore e che quest’ultimo, ovviamente, si diverta il più possibile. In Rampage è tutto così squisitamente studiato per divertire e intrattenere, a riempire lo schermo delle scene più memorabili possibili, che gli attori, quelli in carne ed ossa, sono quasi del tutto superflui. Solo Dwayne Johnson, il divo americano tra i più noti e popolari del momento, particolarmente famoso per la sua enorme presenza fisica (caratteristica imprescindibile dei suoi tanti personaggi), poteva reggere il confronto con animali di questa taglia.

Johnson è l’unico che riesce a lasciare una reale impronta nel film (considerando che la sua interpretazione non è neanche una delle sue migliori), al contrario, il resto dei protagonisti sono relegati a piccole interpretazioni, macchiette tipiche del genrere d’azione; eccezion fatta per Jeffrey Dean Morgan, un agente governativo che si atteggia a cowboy, l’unico in grado di esprimere sarcasmo e ambiguità, sicurezza e ironia, e a rendere memorabile il suo personaggio fin dalle primisse battute; peccato che sia solo un ruolo, il suo, ancora una volta, irrilevante per la storia. I veri protagonisti sono i giganti e la loro incredibile perfezione. Scatenano la loro ira su uomini e città, distruggendo interi isole e palazzi. La devastazione, le esplosioni e gli effetti della furia animale sono una vera gioia per gli occhi.

Non è quindi un caso che tra i giganti che scalano i palazzi di Chicago ci sia un enorme gorilla albino, un mammifero che il protagonista ha salvato dai bracconieri e che ora si trova a fronteggiare per impedire la totale distruzione della città. In Rampage il gorilla chiamato George ha un’indole mite e comunicativa e un’intelligenza che va ben oltre quella di qualsiasi altro primate. Ma come controparte del più noto King Kong, George rappresenta alla fine una risposta mediocre al gorilla più famoso della storia del cinema. Ma, ancora una volta, a salvare il primate albino è la sua realizzazione in computer grafica.

Rampage è dunque intrattenimento spinto, magnificamente e splendidamente realizzato, ma così povero di contenuti e personalità, che non riesce mai veramente ad imprimersi nella mente dello spettatore.

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