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19° Festival del Cinema Europeo di Lecce: omaggio europeo a Michael Winterbottom

Regista, sceneggiatore, produttore, tra i più eclettici autori della scena britannica, Michael Winterbottom è arrivato oggi al Festival del Cinema Europeo

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Il Festival del Cinema Europeo, la manifestazione salentina, diretta da Alberto La Monica, dedica a Michael Winterbottom la sezione “I Protagonisti del Cinema Europeo” insieme alla già annunciata regista ungherese Ildikó Enyedi.

Il Festival presenta una selezione di dieci titoli  tra i più rappresentativi realizzati da Winterbottom: “Jude” (1996); “Welcome to Sarajevo” (1997); “Wonderland” (1998); “The Claim” (Le bianche tracce della vita, 2000); “In this World” (Cose di questo mondo, 2002); “24 Hour Party People” (2002); “The Road to Guantanamo” (2006); “Genova” (2008); “The Killer Inside Me (2010); “Meredith – The Face of an Angel” (2014).

Genova è un’opera raffinata, delicata e sinceramente coinvolgente, dell’ancora troppo poco conosciuto regista inglese Michael Winterbottom, lo stesso di The road to Guantanamo e del bellissimo Cose di questo mondo (Orso d’oro a Berlino nel 2003, tanto per intenderci). Winterbottom è particolarmente attento a non caricare di inutili orpelli, atti a provocare la lacrima facile, quella che, a prima vista, potrebbe sembrare una storia con tutte le carte in regola per sfociare nel più melenso polpettone. E invece, il film si rivela di una bellezza estetica, oltre che narrativa, tale da catturare a poco a poco lo spettatore e fargli quasi assaporare gli odori dei vicoli della città vecchia, senza scadere mai nel  melodramma. Ed è proprio l’ormai mitica città vecchia “dei quartieri dove il sole del buon Dio non da’ i suoi raggi” (come cantava il più grande cantautore italiano di tutti i tempi, il genovese Fabrizio De Andrè) la protagonista assoluta di questo piccolo gioiello, con i suoi quartieri appunto, i suoi vicoli, la sua gente, il mare, le sue luci e le sue ombre, a far da cornice e da sfondo a un film in cui si intrecciano dolore e affetto, perdono e guarigione.

La storia è semplice e solo apparentemente banale: in seguito a un terribile incidente automobilistico, in cui perde la vita la loro madre, Kelly e Mary (rispettivamente di 16 e 10 anni) si trasferiscono da Chicago in Italia insieme al padre, professore universitario che ha appena ottenuto un incarico presso l’Università di Genova. Genova, che si rivelerà poi essere l’occasione per rimettersi in gioco e per ricominciare a vivere; per Kelly, che conoscerà e si unirà a un gruppo di suoi coetanei e continuerà a coltivare la passione per il pianoforte ereditata dalla madre pianista; per Mary, che scoprirà il dolore sotto forma di incubi ricorrenti, dovuti al senso di colpa per la morte dell’amata madre. Mary, tra l’altro, inizierà anche a sognare la defunta e a vederla tra i vicoli della città (che sia la stessa Genova la sua nuova mamma?) e, a fatica (dopo essersi confidata con una vecchia amica e collega del padre), saprà perdonarsi e riconciliarsi con la vita. E infine per Joe, il padre (il sempre efficace e perfetto Colin Firth), che si appassionerà al nuovo lavoro e stringerà una tenera amicizia con una studentessa del suo corso.

Chapeau per l’ottima fotografia, che con un uso ben calibrato di luci e ombre, regala momenti di puro piacere estetico. Genova (la città) è sublime. Winterbottom lo sa, ed è in grado di trasmetterlo anche a noi spettatori italiani, talvolta dalla memoria talmente corta da dimenticare quanta bellezza c’è ed è il nostro Paese!

Sara Patera

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