Mentre l’anno scorso avevamo scritto che il sontuoso buffet offerto alla Stampa nella vicina ex-Terrazza Barberini era stata una più che giusta ricompensa per una presentazione decisamente poco avvincente, questa volta l’incontro è stato ancor più vacuo, e l’aspetto “mangereccio” buono, ma non come nella scorsa occasione. In una oretta, si è detto davvero poco o nulla, con l’immancabile Carlo Verdone, storico collaboratore del Festival, che ci appare progressivamente più incupito e restio al dialogo. Ragion per cui, quello che possiamo fare è innanzitutto rinviare il lettore interessato a consultare il programma ufficiale della Rassegna, disponibile al seguente indirizzo Internet. Qui di seguito, commenteremo stringatamente alcuni eventi e momenti previsti del Festival.
Per prima cosa, ci è dispiaciuto che nessuno dei pur numerosi relatori abbia fatto menzione della VI edizione del Premio Emidio Greco (miglior cortometraggio di un under 35): un originale cineasta, di cui ricordiamo quel piccolo, seppur “difficile”, gioiellino che è L’invenzione di Morel (1974). Come detto in apertura, nessuno si è speso in alcuna vera riflessione, con forse l’unica eccezione di Maurizio Sciarra (Presidente Apulia Film Commission), il quale si è soffermato sul rapporto tra la nostra cinematografia e quella albanese: l’Italia aiuterà a digitalizzare due pellicole prodotte in questa Nazione a noi storicamente così vicina. A tal proposito, Mercoledì 11 sarà presentato il film Broken (2017) di Edmond Budina, uno dei più apprezzati cineasti albanesi in circolazione.
Non possiamo esimerci dal sottolineare come la XIX edizione del Festival del Cinema Europeo continui nel segno di Cristina Soldano, che dal principio ha sostenuto come Direttore Artistico questo progetto pensato e realizzato ormai molti anni fa. La memoria della Soldano, venuta a mancare di recente, è stata giustamente ricordata in più occasioni, segnatamente nella volontà di costei di creare una rassegna che fosse un momento di incontro culturale tra il Mediterraneo e il resto della Europa, attraverso il linguaggio senza frontiere del Cinema. A onor del vero, questo Festival di film davvero belli non ne offre sempre molti, ma poco importa. Ciò che conta, come ha tenuto a ribadire Alberto La Monica (Direttore della Kermesse, nonché figlio della Soldano), è che benché la Puglia non possa vantare la stessa tradizione cinematografica di altre regioni della Penisola, negli ultimi anni il suo pubblico si è dimostrato tra i più reattivi d’Italia e su questo non nutriamo alcun dubbio. Quindi, chiunque vincerà il premio principale in palio, l’Ulivo d’Oro, sarà sicuramente un autore la cui opera è stata vista dagli spettatori e non il frutto delle ciarle di una critica cinéphile la cui inutilità è oramai acclarata. Sono altresì previsti quattro ospiti speciali, con relativi incontri col pubblico: Michael Winterbottom (10 aprile); la importante regista ungherese Ildikó Enyedi (13 aprile); Kim Rossi Stuart (12 aprile); Jasmine Trinca (14 aprile); che saranno presenti in qualità di: “Protagonisti del Cinema Europeo ed Italiano”.
Anche quest’anno il Festival si pregia di onorare il critico, saggista e storico del cinema Mario Verdone (1917 – 2009), col premio a lui intitolato e giunto alla IX edizione e rivolto a quei giovani autori italiani contraddistintisi con la loro opera prima uscita in sala nella ultima stagione. Verdone fu un valente studioso e docente di cinema, sia alla Sapienza, che al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ciononostante, ci dà un po’ noia che mai nessuno, neppure il figlio Carlo, al quale comunque non manchiamo di indirizzare un saluto affettuoso, ci tenga a rammentare che Mario Verdone è stato anche e soprattutto uno dei primi studiosi del Futurismo a livello internazionale, per chi avesse il desiderio di approfondire tale argomento, consigliamo l’agile testo: Mario Verdone, Il futurismo, Roma, Tascabili Economici Newton, 1994.
Un’altra sezione del Festival che attirerà un interesse in qualche misura purtroppo scontato e banale è: Omaggio al Sessantotto, con cinque film scelti da Luciana Castellina e proprio Carlo Verdone. Le pellicole che verranno proiettate sono: I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio nella edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna, One Plus One (1968) di Jean-Luc Godard, The Dreamers (“I sognatori”, 2003) di Bernardo Bertolucci, Après Mai (“Qualcosa nell’aria”, 2012) di Olivier Assayas e The Strawberry Statement (“Fragole e sangue”, 1970) di Stuart Hagmann. La curatrice Castellina ha fatto notare l’arco temporale che abbraccia questi film, poiché l’intento è quello di mostrare come l’epoca della cosiddetta “Contestazione” sia stata prevista, raccontata e poi ripresa da un cinema che molti amano ancora chiamare “impegnato”. Francamente, sono anni che non facciamo mistero di considerare questo ambito della Settima Arte sostanzialmente dimenticabile, ma per professionalità era giusto segnalare questa sezione del Festival, anche perché è stata la sola sulla quale il nostro amato Carlo Verdone abbia voluto spendere qualche parola. Comprendiamo che taluni si domanderanno cosa c’entrerà mai il suo cinema con questa “roba politica e intellettualoide”. Beh, diciamo solo che Verdone è una persona assai più seriosa di quello che si creda. Non dimentichiamoci inoltre che egli nasce come caratterista in TV, pertanto è da considerarsi una “maschera”, per dirla con Luigi Pirandello.
Infine, ricordiamo che la XIX edizione del Festival si aprirà con l’anteprima del nuovo film di Nico Cirasola: Rudy Valentino (2017), in cui si narra, fra realtà e fantasia, del grande Rodolfo Valentino (1895 – 1926) al suo ritorno, dopo i trionfi hollywoodiani, nella estate del 1923 a Castellaneta, il suo paese natale.