Last days in the desert, un film drammatico sulla tentazione di Cristo, diretto e scritto da Rodrigo García. Sono protagonisti Ewan McGregor, Tye Sheridan, Ciarán Hinds e Ayelet Zurer. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival il 25 gennaio 2015. La fotografia è di Emmanuel Lubezki, già vincitore di tre premi Oscar per Gravity, Birdman e Revenant – Redivivo.
Sinossi
Dopo quaranta giorni e quaranta notti di tentazioni di un viaggio nel deserto, Joshua (Ewan McGregor) ha finito per accettare il suo inevitabile destino. Così, quando un demone gli presenta un’inaspettata sfida finale sotto le spoglie di una famiglia che vive con fatica nel desolato paesaggio desertico, Joshua è costretto a fare i conti con la sua umanità e a confrontarsi con la sua scelta.
Il film di Rodrigo García, figlio di Gabriel García Márquez, presentato al Sundance, è una rilettura laica e intimistica delle Sacre Scritture. “Al centro c’è il percorso che compie Gesù mentre il Diavolo lo tenta nel deserto“, spiega Ewan McGregor. “Ed è essenzialmente un’opera sul rapporto padre-figlio di cui mi sono innamorato“. The last days in the desert non è un film che si presta a una facile distribuzione. Ewan Mc Gregor si cala nel doppio ruolo di Cristo e del suo tentatore. Il tema fortemente religioso (anche se fuori dagli schemi del buonismo ingenuo, ma più vicino al crudo realismo di Gibson, Scott e Aronofsky) e la prolissità delle silenziose camminate del “santo uomo” di cui non viene mai pronunciato il nome collocano sicuramente questa pellicola fuori dai circuiti mainstream, pur mantenendo alcuni elementi tipici del miglior prodotto hollywoodiano (fotografia e regia da urlo, la star di richiamo). A questo proposito la scelta di McGregor azzeccata. Cioè che più sorprende del film di Rodrigo García, di origine colombiana, è l’enorme salto tematico e stilistico rispetto al precedente Albert Nobbs. Sebbene sia sempre alle prese con personaggi che preferiscono dosare bene le parole o si tormentano su svariate questioni, stavolta il regista affronta il tema dell’intimità in modo molto più visionario, ricorrendo senza timore ad alcuni effetti speciali con eleganza e disinvoltura (ricorrenti e variegati sono i campi a due o tre personaggi tagliati in modo diverso, dal primo piano alla figura intera, e tutti contemporaneamente a fuoco senza sbavature di mascherini; oppure le numerose conversazioni di Gesù con se stesso con sdoppiamento dell’attore).