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Over the rainbow

“Over the rainbow” di Maria Martinelli e Simona Cocozza è un documentario in cui viene seguito, dall’inizio alla fine, l’itinerario percorso da Daniela e Marica, coppia omosessuale di Roma, per realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Le normative italiane vigenti vietano sia l’adozione sia la fecondazione eterologa per le coppie omosessuali. Per tale ragione le due protagoniste intraprendono un viaggio in Danimarca, dove l’attuale legislazione permette, invece, la fecondazione eterologa, ed è probabilmente per questa opportunità offerta all’estero che oggi in Italia più di centomila tra bambini e bambine vivono questa dimensione familiare alternativa.

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Archiviate le eterne discussioni sull’omosessualità, questione ormai ampiamente sdoganata, a parte i rigurgiti di qualche patetica fazione reazionaria, anacronistica e semi alfabetizzata, possiamo adesso volgere lo sguardo su un punto più complesso, quello dell’omogenitorialità.

Over the rainbow di Maria Martinelli e Simona Cocozza è un documentario in cui viene seguito, dall’inizio alla fine, l’itinerario percorso da Daniela e Marica, coppia omosessuale di Roma, per realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Le normative italiane vigenti vietano sia l’adozione sia la fecondazione eterologa per le coppie omosessuali. Per tale ragione le due protagoniste intraprendono un viaggio in Danimarca, dove l’attuale legislazione permette, invece, la fecondazione eterologa, ed è probabilmente per questa opportunità offerta all’estero che oggi in Italia più di centomila tra bambini e bambine vivono questa dimensione familiare alternativa.

Cos’è che verrebbe a incrinarsi all’interno di una famiglia omosessuale? Tante sono le risposte che si leverebbero in difesa del modello classico, a cominciare dall’accusa di egoismo nei confronti di coloro che, incuranti del dovere di fornire al nascituro le ‘corrette’ figure di riferimento, manifestassero il desiderio di maternità o paternità. I fallimenti della famiglia ‘eterogenitoriale’ dovrebbero almeno lasciare uno spazio per valutare la possibilità di praticare ipotetiche varianti. Il modello patriarcale è decaduto da un pezzo e le differenze di genere si assottigliano sempre più, dimostrando come la crociata contro l’omogenitorialità abbia una matrice politica miope e, in ultima analisi, anche ingenua.

Partendo da una valutazione strutturale, e quindi cinica, ma realistica, non si può non comprendere che la faccenda è un falso problema, considerando che i rapporti di produzione capitalistici che governano le nostre società non si curano affatto dell’evoluzione psichica degli individui, purché questa non impedisca che gli stessi vengano assorbiti all’interno del processo di produzione, garantendo ciò che a tutti noi viene richiesto: la generazione infinita di profitto. Dato che etero, gay e lesbiche sono, nonostante le ‘differenze’, tutti gaiamente sussunti all’interno di tale schema, la questione si pone esclusivamente sotto un profilo ‘etico’ (cattolico). Anzi, visto l’aumento esponenziale dell’omosessualità, il capitale non potrà far altro, alla fine, che incentivare non tanto le adozioni, quanto proprio la fecondazione eterologa, per garantirsi nuova forza lavoro.

Uscendo dalla spietata lucidità della piattaforma critica marxista, da non seguire negli eccessi teleologici, ma sempre valida nelle sue premesse, il problema si presenta, come sopra si accennava, di natura etica. I cattolici lasciamoli stare, perché dio è morto, e forse nessuno glielo ha detto. Ci siamo liberati dalla iattura della trascendenza, e non è qui il caso di soffermarsi di nuovo sulla faccenda. In termini psicanalitici, lo scrivente, che possiede pochi rudimenti di tale disciplina, si limita a segnalare come il crollo totale del modello edipico costituisca proprio la condizione per tentare di percorrere altre strade. Senza compiere ‘l’attraversamento del fantasma’, come dice lo psicanalista lacaniano Slavoy Žižek, bensì soggiornando all’interno di una rottura immanente. Nessun evento è così traumatico da farci precipitare nel ‘deserto del reale’, c’è sempre una rete di protezione simbolica che attenua l’urto, magari lacerandosi, senza mai, però, distruggersi totalmente. Possiamo sottrarre, ma non annullare, neanche temporaneamente. Semmai sono le smagliature all’interno dell’ordine simbolico ciò a partire da cui una verità trova alloggio, predisponendo la produzione di un nuovo ordine. Si potrebbero versare fiumi d’inchiostro sull’argomento, ma non è questa la sede.

Il problema reale rimane più che altro connesso alle procedure della fecondazione eterologa e, nello specifico, alla possibilità di scegliere alcune caratteristiche del donatore da parte della richiedente. Un’altra questione determinante verte il rapporto che il bambino, una volta divenuto adulto, vorrà instaurare con lo stesso donatore (e non ‘il padre’, si badi bene). Ma su quest’ultimo punto solo una dettagliata letteratura psicanalitica potrà fornirci informazioni che oggi non siamo in grado di prevedere. E cos’è che possiamo certamente affermare sin da ora? Che due persone dello stesso sesso possano fornire tutto il loro amore, un amore grande, sconfinato, che supera le loro stesse capacità di comprensione, come Daniela e Marica a più riprese affermano. E come poterlo censurare questo amore, come negarlo? Certo, i più grandi mali sono sempre derivati dall’aver scambiato un simulacro per una verità, errore fatale che dev’essere scampato. Ma, anche se è difficile dirlo adesso, possiamo considerare un eccesso d’amore uno sbaglio?

Luca Biscontini

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