Giovani, innovazione e scuola
Una manciata di esperienze innovative al Cinema Caravaggio di Roma dal 12 al 15 marzo 2018 per il XIV appuntamento del Premio Cinema Giovane e Festival delle Opere Prime promosso dal Cinecircolo Romano. La kermesse, che consolida un primato acquisito con continuità e competenza, intende valorizzare i giovani registi che, con coraggio e libertà espressiva, senza dimenticare le lezioni dei grandi Maestri, affrontano gli aspetti artistici e industriali della settima arte nel terzo millennio.
Sette i film scelti da una giuria di esperti presieduta da Catello Masullo, Presidente del Cinecircolo Romano. Bellezza, road movie, angosce giovanili e pregiudizio, hanno caratterizzato l’esplosione artistica che ha trovato grande consenso sia del pubblico adulto che degli studenti delle scuole medie superiori del Lazio che partecipano al progetto Educazione al Cinema d’Autore (P.E.C.A), dal 2016 arricchitosi grazie alla normativa inerente l’Alternanza Scuola Lavoro.
Come ci dice Luciana Burlin, referente del Progetto, anche i docenti hanno apprezzato molto negli anni la qualità e le tematiche dei film proposti, tanto da inserirli nelle simulazioni della prova scritta dell’Esame di Stato nella tipologia del saggio breve. Motivo questo che ha convinto la Commissione del Cinecircolo ad ampliare la collaborazione con le scuole istituendo dal 2011 anche il Premio per la migliore recensione scritta dagli studenti che per il 2018 è stato assegnato a Luca Villari del Liceo Avogadro.
I film in gara
Fra i film in gara per la XIV edizione del Festival troviamo Easy – Un viaggio facile facile diretto da Andrea Magnani, road movie che si è aggiudicato il primo premio, grazie anche all’esilarante e impeccabile interpretazione di Nicola Nocella, già noto al grande pubblico per il film di Pupi Avati Il figlio più piccolo, dove lui rappresenta l’alter ego del regista. L’opera di Magnani è riuscita ad instaurare un dialogo con il pubblico attraverso una lingua universale che gli ha consentito di raggiungere spettatori e critica. Presentato al Festival del Film di Locarno il film si presta a molti tipi di lettura creando un gioco piacevole di richiami interiori che contribuiscono ad abbattere pregiudizi e luoghi comuni dove prevale una idea di cinema forte tra musiche accattivanti, imprevisti e canzoni interpretate dallo stesso protagonista sulla scia dell’esperimento coraggioso già cavalcato da Gabriele Mainetti in Lo chiamavano Jeeg Robot.
Easy ovvero Isidoro, protagonista assoluto del film, è un destinato a vincere che diviene invece per una serie di sconosciuti motivi, il figlio perdente e numero 2 in preda a dosi massicce di psicofarmaci, in contrasto al fratello che porta scritto sulla maglia il numero 1, simbolo di successo. È proprio i” fratello che lo incarica di portare una bara nell’Europa dell’est. Durante il percorso Isidoro si svegliarla torpore che ha caratterizzato la sua vita in mezzo alla potenza di scene assolutamente riuscite. La sua storia ricorda Luis veloce come il vento, Isidoro rappresenta la generazione dei perdenti in fuga verso destinazioni incerte che permettono però di intraprendere un metaforico cammino di crescita. Deliziose le interpretazioni di Barbara Bouchet e Libero di Rienzo che aprono il film mentre Nicola Nocella alias John Belushi riesce a comunicare grazie alla grande capacità espressiva del corpo.
Gli spazi del fantastico e del reale
Fra gli altri film in Concorso I figli della notte di Andrea De Sica, figlio del musicista Manuel. Nel film il cineasta affronta le vicende di adolescenti all’interno di un ambiguo collegio dove le fughe notturne divengono riti di passaggio dall’età evolutiva a quella adulta. Rampolli viziati che convivono in mezzo a scene di bulllismo in spazi cupi dove il giorno e la notte scandiscono la netta differenza fra l’accettabile socialmente e l’indicibile in una sorta di bipolarismo per un film che, scuro nella sua essenza, viene attraversato da squarci di luce inattesa. Non a caso il film è stato proiettato al Cinema Caravaggio.
Fra gli altri film in Concorso troviamo Addio fottuti musi verdi di Francesco Capaldo, meglio noto come Francesco Ebbasta, un esperimento coraggioso che si colloca nello spazio del fantastico assoluto ma affrontando tematiche reali come le difficoltà del trovare lavoro. La parte ludica e il montaggio incalzante giocano con gli spettatori in un viaggio attraverso l’impossibile. Delizioso il cameo con Gigi d’Alessio. Uno spettatore ha chiesto al regista perché avesse scelto proprio questo cantante e lui ha simpaticamente risposto: “Perché volevamo ucciderlo”. Francesco ci racconta poi di come la casa di Ciro, il protagonista del film, sia stata creata in Teatro in quanto doveva avere delle caratteristiche che permettevano il passaggio dal lucernario al mondo fantascientifico. Le musiche ben amalgamante dovevano assomigliare a quelle di Star Dust e per poterlo fare, dati gli elevati costi, si sono recati nell’Europa dell’Est. Ciò che se ne deduce e che non viene soltanto detto ma si manifesta è che anche nel mondo della fantascienza tre sembrano essere le cose importanti da mettere in valigia per qualsiasi viaggio: il valore dell’amicizia, credere in ciò che si fa e la famiglia, una madre che comunque e ovunque sia, è sempre pronta a nutrire corpo e anima.
Omaggi visioni e realismo
A seguire è stato proiettato Brutti e cattivi di Cosimo Gomez con uno straordinario e versatile Claudio Santamaria. Presentata alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, l’opera che vuol essere un omaggio al grande Maestro Ettore Scola affronta un genere fuori dagli schemi con il pregio di uscire dal politicall correct a tutti i costi.
Fra i film presentati anche Cuori puri di Roberto De Paolis, una storia d’amore che nasce in un clima oppressivo e carico di rabbia, tratta da un fatto di cronaca realmente accaduto, come ha ricordato lo stesso regista durante gli incontri avvenuti a seguito di ogni proiezione. Intensa la recitazione dei protagonisti e della Bobulova che interpreta la madre della protagonista, meravigliosa la figura del sacerdote che riesce a trasmettere contenuti religiosi molto profondi con rara semplicità. Selezionato per la Quinzane de Realizateurs del Festival di Cannes 2017, il film è un esperimento che trae origine dalle radici realistiche della vita utilizzando come materia prima le passioni e le pulsioni dell’essere umano.
Sono stati presentati inoltre Babylon Sisters di Gigi Roccati ispirato al libro Amiche per la pelle, L’esodo di Ciro Formisano e Nove lune e mezza di Michela Andreozzi. Tre opere degne di menzione che hanno incantato il pubblico presente.
Un ricordo particolare va dedicato al film: Una gita a Roma di Karen Proia con Raffaele Buranelli, che ci ha mostrato la magia di Roma e la meraviglia della scoperta visti dagli occhi di due fantastici bambini, calati perfettamente nella parte. Palle di vetro che riflettono i monumenti della città eterna, un burattinaio che fa ballare due pupazzi in una coinvolgente danza, i vicoli di Roma attraversati da Claudia Cardinale e Philippe Leroy e la Cappella Sistina che si svela ai nostri occhi attraverso gli occhi del bambino protagonista. Un quadro dentro al quadro che ha la freschezza incantata di una apparizione in mezzo alle musiche evocative di Nicola Piovani.
Paola Dei