Anniversari

SERPICO il leggendario film di Sidney Lumet con Al Pacino

“Chi si fiderebbe di un poliziotto che non prende la busta?”: Serpico (1973), tra tutti i film di Sidney Lumet, a partire dal debutto, La parola ai giurati (1957), può considerarsi un’efficace ed emblematica sintesi tra valenza registica e caratterizzazione liberal. Nel ruolo di Frank Serpico, Al Pacino ricevette la sua seconda nomination al Premio Oscar come miglior attore

Published

on

Serpico, un film del 1973 diretto da Sidney Lumet e interpretato da Al Pacino. Tratto da una storia vera, il film racconta l’esperienza del poliziotto italo-americano Frank Serpico, in servizio nel dipartimento di polizia di New York dal ’59 al ’72. Fiero del suo lavoro, Serpico dapprima scoprì e poi denunciò un diffuso caso di corruzione fra i suoi colleghi ufficiali. Dopo che questi lo avevano a lungo ghettizzato con la loro diffidenza e successivamente con le minacce e intimidazioni, organizzate e diffuse.

Serpico: la trama del film

Un giovane poliziotto, ingenuo e onesto, rivela ai suoi superiori di aver scoperto le attività illegali di alcuni colleghi. Respinto e isolato, consapevole che la sua vita è appesa a un filo, rifiuta di legarsi sentimentalmente e si salva a stento da una missione mortale. Poco dopo, rivelate pubblicamente le sue scoperte, si dimette e si ritira in Svizzera.

Serpico (1973), tra tutti i film di Sidney Lumet, può considerarsi un’efficace ed emblematica sintesi tra valenza registica e caratterizzazione liberal.

Un lucido compendio tra la storia di cronaca e lo script di Waldo Salt e Norman Wexler, su soggetto del romanzo omonimo di Peter Maas.

Sin dai titoli di testa, seguendo il tragitto verso l’ospedale di Frank Serpico (Al Pacino), siamo trasportati all’interno di una struttura circolare. Tramite un flashback, interrotto inizialmente dal montaggio alternato che ci mostra amici e superiori giungere al suo capezzale, possiamo conoscere le origini italiane di Serpico. L’agente investigativo della squadra narcotici di New York gravemente ferito nel corso di una retata. L’ingresso nella scuola di polizia da giovane recluta. Il suo desiderio di prendere contatto con la strada, con la realtà di ogni giorno, anche ricorrendo a inediti travestimenti. La netta presa di distanza dai suoi colleghi, come rifiuto di ogni compromesso o bustarelle varie. Scopriamo, nel passaggio da sezione a sezione cui è praticamente costretto dopo ogni denuncia, come, tranne rare mosche bianche, non vi sia un poliziotto che non sia “foraggiato”.

Il prezzo da pagare sarà alto, tanto a livello affettivo che nell’ambito del lavoro in cui crede fortemente. Sino alla vittoria finale, sul piano morale, amaramente coincidente con la resa definitiva.

Lo stile asciutto, quasi documentaristico di Lumet, supportato dalla bella fotografia di Arthur J.Otniz, visualizza le zone più degradate di una Grande Mela ormai marcia, vista spesso dal basso, tra grandangolo e teleobiettivo.

Ripagato dalla superba resa recitativa di Pacino, la schietta naturalità di un antieroe, individuo fiero della sua primigenia purezza, che cerca di preservare viva ed integra, alimentandola di quegli ideali che ha coltivato sin da bambino. Mantenendo una propria identità, morale e culturale, Serpico riesce a dare un significato alla propria attività, facendo leva su una diversità contrapposta alla triste normalità dell’ambiente che lo circonda.

Allontanandosi a volte dai fatti reali, spingendo ossessivamente sul pedale della corruzione ad oltranza, il regista opta per una netta distinzione tra bene e male. Nella sua trasparenza e linearità, la visione di Lumet è estremamente funzionale a creare un coinvolgimento empatico con il protagonista.

Nel film non manca un certo humour dal sapore acremente sarcastico, capace di condensare il senso del film in una sola battuta.

Chi si fiderebbe di un poliziotto che non prende la busta?

Commenta
Exit mobile version