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Film da Vedere

The Letter, l’interessante film di Jay Anania sulla perdita della percezione della realtà, con Winona Ryder e James Franco, in home video con Koch Media

The Letter di Jay Anania è un’opera intensa, attraversata da atmosfere sospese. Winona Ryder è bravissima, capace com’è di restituire in pieno il suo lento svanire, perdendosi nella nebbia del dolore. Franco è inquietante, imprevedibile, una perfetta figura destabilizzante

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Koch Media offre l’opportunità di recuperare in home video un film, purtroppo non distribuito nel nostro paese all’epoca della sua uscita, interessante, intrigante, certamente meritevole di attenzione. Scritto e diretto da Jay Anania, sceneggiatore e regista americano con all’attivo dieci film, e interpretato da due fuori classe quali Winona Ryder e James Franco, The Letter è un’opera intensa, attraversata da atmosfere sospese, laddove ciò che costituisce il fulcro della narrazione è il progressivo smarrimento della percezione della realtà da parte della protagonista, Martine (Ryder), la quale, vittima di un passato difficilissimo da elaborare, viene invasa da antichi fantasmi che ne minano fatalmente l’equilibrio psichico. Il teatro irrompe nel cinema, poiché si assiste alla messa in scena di uno spettacolo, per l’esattezza un workshop, un lavoro cioè da completare, in divenire, in cui regista e attori forniscono un contributo alla definitiva stesura.

Ciò che è interessante, allora, è il rapporto tra autore e opera, giacché Martine (la regista) tenta ogni volta di apportare modifiche ai dialoghi del testo, mossa dal desiderio di tracciare nella maniera più fedele possibile alla sua ‘realtà interiore’ quanto viene messo in scena. La vita vissuta giorno per giorno si travasa nella rappresentazione, ma, e questo è il punto decisivo, all’improvviso interviene un cortocircuito che fa svanire la soglia che separa l’una dall’altra. Si crea un circolo vorticoso tra due mondi divenuti indistinguibili, in cui Martine viene risucchiata, e il malessere che covava in lei da anni latentemente trova uno sbocco attraverso cui filtrare, mandando in frantumi una fragile struttura psichica. Anania è abile a trascinare lo spettatore nella lenta perdita di lucidità di Martine, che, evidentemente, comincia a manifestare chiari segni di una pericolosa psicosi.

A occasionare l’esplosione del malessere è l’ingresso nella compagnia teatrale di Tyrone (Franco), il quale, con la sua irregolarità, il suo essere imprevedibile e fuori dagli schemi, compromette la stabilità del gruppo di attori, e in particolare quella della regista. Tyrone è un ‘terzo’ che con la sua presenza nega la sostanza delle dinamiche dialettiche operative nei rapporti a due (lo spettacolo verte sull’elaborazione di una relazione sentimentale). La sua ‘terzeità’ fa scivolare pericolosamente e inaspettatamente la rassicurante linearità dell’ordine simbolico, statico e congelato in un asettico assetto, nell’iperbolico movimento di un piano di immanenza che riformula completamente la topologia dello spazio e del tempo. Alla successione cronologica degli eventi subentra il flusso di una durata in cui Martine sprofonda, vittima dell’emersione di un rimosso che ritorna sotto forma di allucinazione. Ciò che accade è realtà o il frutto di un malessere mentale che provoca visioni distorte? Presa in questo disorientante movimento, Martine crolla, fino a dover essere condotta in un centro di salute mentale.

Il volto di Tyrone sogghignante, immortalato nell’ultimo frame del film, conferma quanto egli incarni un significante che, penetrando nel mondo ovattato della mansueta autrice, sconvolge la logica dei significati, producendo effetti devastanti. Eppure il suo apparire – la sua, si badi bene, non è, a rigore, un’irruzione, perché era già da sempre presente (seppur fuori campo) nella vita della protagonista – è necessario: il dolore che causa è il prezzo da pagare per accedere a un movimento di emancipazione davvero in grado di agevolare una crescita, la decisiva evoluzione di chi, da troppo tempo, si crogiolava in un immobilismo mortifero e inaridente, per quanto rassicurante

The Letter è un film – a parte gli interessanti temi che affronta – davvero ben diretto, con una macchina da presa che insiste sui volti degli attori, carpendo chirurgicamente gli improvvisi slittamenti emotivi dei personaggi. Winona Ryder è di una bravura sconvolgente, capace com’è di restituire in pieno il suo lento svanire, il suo perdersi nella nebbia del dolore. Franco è inquietante, una figura destabilizzante, imprevedibile e, dunque, perfettamente calato nel suo ruolo.

Pubblicato e distribuito da Koch Media, The Letter è disponibile in dvd, in formato 1.78:1, con audio in italiano e inglese (Dolby Digital 5.1) e sottotitoli opzionabili.

  • Anno: 2012
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: Koch Media
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Jay Anania

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