Ne ha fatta di strada Laura Bispuri, talentuosa regista romana classe 1977, resa nota al grande pubblico già nel 2010, grazie alla vittoria del David di Donatello per il miglior cortometraggio con Passing Time – selezionato e premiato in numerosi festival in Italia e all’estero – e successivamente, nel 2015, per il prodigioso esordio al lungometraggio con Vergine giurata, selezionato al Festival di Berlino, dove oggi la Bispuri è tornata a concorrere per l’Orso d’Oro con la sua opera seconda Figlia Mia, unico film italiano tra i dieci lungometraggi selezionati alla 68esima Berlinale. Girata in Sardegna, una terra aspra e primordiale, una ‘madre terra’, secondo la regista, la pellicola è incentrata su una storia atavica e viscerale, come i colori caldi e gli elementi naturali (sole, luce, vento) che caratterizzano tanto l’isola quanto l’estetica del film.
Vittoria, una bambina di quasi 10 anni dai capelli rossi e dallo sguardo languido (la bravissima algherese Sara Casu) vive con l’amorevole e simbiotica madre Tina, una donna forte e molto protettiva, che lavora in un’azienda ittica, finché un giorno non le viene disvelata, dall’istinto prima ancora che dai racconti, una verità sommersa ed indicibile: l’esistenza di un’altra madre, quella biologica, Angelica, donna fragile ed impulsiva, dalla vita stravagante, quasi borderline, e dai costumi decisamente liberi.
“Figlia mia è un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono – ha dichiarato Laura Bispuri – Tornare a Berlino per la seconda volta mi emoziona moltissimo, sento un legame profondo con questo Festival di cui ho sempre apprezzato l’alto impegno politico e il gusto cinematografico.”
La rottura del patto segreto che legava le due madri fin dalla nascita della bambina cambierà equilibri e prospettive, provocando sofferenze ed emozioni nuove (paura, gelosia, rabbia) ma anche aprendo canali di speranza verso una nuova vita possibile, come in una delle scene chiave del film, quando Vittoria entra ed esce, trasfigurata, da un buco profondo dell’arido terreno, a simboleggiare la rinascita, dopo il conflitto, il rifiuto, il riavvicinamento con e fra le due madri.
Laura Bispuri, una regista che da sempre crede nelle donne, nella loro forza e nel loro protagonismo, costruisce un dramma nostrano, forte e visionario, seguendo passo passo le sue attrici – magnifiche ed acclamate a Berlino le interpretazioni di Valeria Golino, nel ruolo di Tina, ed Alba Rohrwacher in quello di Angelica – con una macchina da presa pronta a raccoglierne ogni respiro, emozione e goccia di sudore.
“Volevo girare una sorta di western – aggiunge la regista – dove fosse presente una dinamica di sfida tra le due madri, le due protagoniste in conflitto: due donne a cui si spacca il cuore e che si contendono l’amore per questa bambina.”
Figlia mia, scritto da Francesca Manieri e Laura Bispuri, ha la fotografia di Vladan Radovic, il montaggio di Carlotta Cristiani, le musiche originali di Nando Di Cosimo, i costumi di Antonella Cannarozzi, la scenografia di Ilaria Sadun. A completare il cast Udo Kier e Michele Carboni.
Il film, che ha ottenuto il sostegno di Eurimages, del MibacT – Direzione Generale Cinema e della Regione Sardegna, uscirà nelle sale italiane distribuito da 01 Distribution. Prodotto da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa per Vivo film (Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, Via Castellana Bandiera di Emma Dante, Vergine giurata di Laura Bispuri, I figli della notte di Andrea De Sica, Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli) e Alessandro Usai e Maurizio Totti per Colorado Film con Rai Cinema, il film è una coproduzione internazionale con la tedesca Match Factory Productions e la svizzera Bord Cadre Films, in coproduzione con ZDF/arte e RSI Radiotelevisione svizzera. Le vendite internazionali sono curate da The Match Factory.