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Fate/Stay Night – Heaven’s Feel 1. Presage Flower, ‘la guerra dei sette maghi’. Al cinema solo il 13 e il 14 Febbraio

Fate/Stay Night - Heaven's Feel 1. Presage Flower è il primo titolo della trilogia che racconta le vicende della terza e ultima route omonima narrata nella visual novel Fate/stay night

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Primo capitolo della trilogia Fate/stay night: heaven’s feel, Fate/Stay Night – Heaven’s Feel 1. Presage Flower di Tomonori Sudô è incentrato sulla protagonista Sakura Matou e sugli altri personaggi di Shirou, Rin, Sakura e Illya, tutti legati in vario modo alla precedente guerra per il possesso del santo Graal e sull’autentica essenza del Graal stesso.

La serie Heaven’s feel è a sua volta parte del più ampio e articolato macrotesto costituito da Fate/stay night, di cui la trilogia Heaven’s feel rappresenta una suddivisione scomposta al suo interno in tre capitoli, di cui Presage flower è appunto il primo. Tale complessa costruzione narrativa, per essere compresa negli snodi fondamentali del racconto e nei rimandi tra le differenti serie e i capitoli che le compongono, richiede allo spettatore la conoscenza dell’intero macrotesto, pena l’incomprensione o comunque una fatica particolare a cogliere i frequenti rinvii a opere precedenti diffusi nel corso del film.

La consequenzialità dominante nella serie priva inoltre lo spettatore di un prologo e di un epilogo effettivamente definibili come tali: se, infatti, ogni capitolo è soltanto parte di una più estesa trilogia, parte a sua volta di un macrotesto che la sussume, si comprende come l’opera in questione cominci in medias res e la conclusione sia semplicemente un provvisorio arrestarsi del racconto che riprenderà nel capitolo successivo. Nel contesto di un edificio narrativo tanto esteso, ogni opera è solo parte di un tutto più ampio, segmento che acquisisce significato pieno nel suo legame con gli altri.

Retta da un continuum narrativo tanto ampio quanto stringente al fine della comprensione piena del suo senso ultimo, la serie impone, o comunque invita alla conoscenza diretta di ogni singolo capitolo, affinché i temi in essa racchiusi possano dispiegarsi completamente e divenir accessibili allo spettatore. Accanto a tale complessità di costruzione narrativa, si aggiunge quella delle tematiche affrontate, che ibridano miti occidentali come il Graal, calice che dovrebbe – secondo la leggenda – realizzare i desideri del possessore, e la battaglia per conquistarlo a topoi del cinema d’animazione nipponico, come i duelli fra creature soprannaturali e la presenza di alleanze e consorterie in guerra l’una contro l’altra. Un oggetto appartenente alla mitologia occidentale viene dunque calato nel contesto orientale, nel Giappone dove, invece delle bande di samurai del passato, si affrontano, oggi,sette maghi comandati da altrettanti Servant per accaparrarsi la preziosa reliquia. La stessa ambientazione orientale sottolinea tale connubio fra l’occidente e l’oriente, attuato dagli autori forse nel tentativo di conquistare l’interesse tanto del pubblico nipponico quanto di quello occidentale, presentando tematiche ed elementi comuni familiari, e, dunque, riconoscibili come propri ad ambedue le tradizioni culturali.

Persino una delle sequenze decisive rimanda, per ambientazione spaziale e temporale, a una analoga di Kill Bill Volume 1, opera che a sua volta omaggia e cita il cinema nipponico, costituendosi come una sorta di doppia citazione, che può avvicinare lo spettatore occidentale all’universo narrativo della serie. Sul piano formale, è indubbio che il cinema d’animazione giapponese abbia in questi ultimi anni compiuto sforzi notevoli per adattare il proprio linguaggio alla complessità dei tempi che vuole trattare. Ecco allora una particolare attenzione agli sfondi, affinché possano acquisire un’illusione di profondità e d’ampiezza che contribuisca a conferire all’opera la serietà e ricchezza di sfumature cercati sul piano tematico; tale ricerca di profondità è ravvisabile specialmente nei piani d’ambientazione che mostrano dall’alto la città di Fuyuki, dov’è ambientata la storia. Così, i personaggi non sembrano più muoversi in surplace, su fondali disegnati e invariabilmente piatti e bidimensionali, ma in ambienti che creano un’illusione di realtà grazie appunto alla profondità degli sfondi stessi.

Altrettanto riuscito appare l’altro versante dell’animazione, quello che riguarda i movimenti dei personaggi, quelli corporali come quelli somatici, essenziale qui per cogliere la velocità dei combattenti nelle loro evoluzioni aeree e nei fendenti vibrati nei duelli, spesso piuttosto violenti ed espliciti, dove il rosso del sangue si staglia contro il blu scuro o il nero del cielo notturno, creando, così, un netto e deciso contrasto cromatico.

Di per sé, il film si presenta come un ulteriore tassello verso quell’accresciuta cura ed attenzione, nei temi e nella forma, che il cinema d’animazione nipponico è andato cercando negli anni passati e continua tuttora a perseguire. Lo spettatore privo di conoscenze del macrotesto costituito dalla serie di Fate/stay night segue però a fatica lo sviluppo del racconto e rischia di vedersi emarginato, o almeno non sufficientemente coinvolto: problema non da poco per un film che, come tutti quelli dove l’elemento avventuroso e l’azione sono aspetti dominanti, vuole prima di tutto catturare lo spettatore sul piano emotivo e sensoriale.

  • Anno: 2017
  • Durata: 120'
  • Distribuzione: Nexo Digital
  • Genere: Animazione
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Tomonori Sudô
  • Data di uscita: 13-February-2018