La mostra di Cesare Tacchi (1940 – 2014), curata da Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi, vuole rappresentare un omaggio all’artista a poco più di tre anni dalla sua scomparsa. Esposte più di cento opere, tra le quali anche sculture, che, ordinate in maniera cronologica, ci rivelano una vita di trasgressione positiva, fondata su un elegante e comprensibile linguaggio. Un’estetica che si è estrinsecata in espressioni pop e decorative a un tempo che hanno decretato il suo successo.
Cesare Tacchi usa atmosfere morbide, come morbide sono le sue imbottiture di cotone o vinilpelle che creano effetti di elegante bassorilievo. Mettersi in gioco con una tecnica nuova e coraggiosa lo rende un innovatore assoluto. Il mezzo è quanto mai tradizionale e comune: la stoffa, che è memore delle stoffe del passato espresse in tappezzerie o arazzi. Con lui, questo mezzo, eminentemente femmineo, rivela nuove opportunità che il giovane artista decide di seguire e cavalcare con maestra. Le opere di Tacchi, dunque, fanno uso di stoffe trapuntate e dipinte in grandi misure. Un metodo soft, per inventare un nuovo linguaggio.
Le prime mostre che lo vedono protagonista con Mario Schifano e Renato Mambor risalgono alla fine degli anni ’50. Negli anni Settanta partecipa a importanti eventi presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna e la Quadriennale di Roma. La Pop art italiana lo annovera tra i suoi protagonisti. La bella mostra proposta dal Palaexpo di Roma dal 7 febbraio 2018, vuole rendere omaggio a un artista un po’ fuori dagli schemi che non avrà molti epigoni. Le cosiddette “tappezzerie” sono le opere più conosciute dell’artista; quelle esposte sono provenienti dal Museo della Collezione Maramotti di Reggio Emilia.
I soggetti campiti hanno scansione lineare e si incentrano su grandi volti accostati, amorosi o amichevoli, divani e poltrone protagonisti: icone dei mass media e inizio del loro impero. I gesti eclatanti di Tacchi, come la Cornice sul nulla, o il noto ed estremo gesto della Cancellazione d’artista compiuto dall’artista in occasione della celeberrima rassegna “Teatro delle mostre” alla Galleria La Tartaruga di Roma nel maggio del 1968, saranno riproposti attraverso suggestivi elementi ritrovati presso le eredi del gallerista Plinio De Martiis.
Tutto fa da contrappunto a opere vere e reali. Tacchi riallacciò progressivamente il dialogo con gli strumenti dell’arte tradizionale, usando sia il proprio corpo che il suo riflesso, mettendo in campo esperienze dinamiche basate sulla psicoanalisi ma anche sul piacere del didatta. L’ironia non è estranea alla sua natura, che gioca con i grandi autori come Pisanello o Botticelli, per creare nuove linee di forza espressiva.
La Mostra è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, ideata, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo – Palazzo delle Esposizioni e realizzata in collaborazione con l’Archivio Cesare Tacchi.
Palaexpo. Via Nazionale, Roma. Fino al 6 Maggio 2018.