La carne è un film del 1991 diretto da Marco Ferreri, con Sergio Castellitto, Francesca Dellera, Philippe Leotard, Farid Chopel, Petra Reinhardt, Gudrun Gundlach, Sonia Topazio, Pino Tosca. È stato presentato in concorso al 44º Festival di Cannes. Uscito a breve distanza da La casa del sorriso (1990), questo film segna il ritorno alla dissacrazione più cattiva di Ferreri, soprattutto nei confronti della coppia e del rapporto uomo-donna
Marco Ferreri: il regista antropologo
Paolo è un impiegato comunale, che nel tempo libero lavora al pianobar di un locale, è divorziato ed ha due figli. Nel night del suo amico Nicola, Paolo conosce la burrosa Francesca, reduce da una relazione con un guru indiano, che ha appena abortito ed è sola. Si rinchiudono nella casa al mare di lui dove mangiano e fanno l’amore. Quando la donna annuncia la sua partenza lui la uccide, la seziona e la conserva in frigorifero per cibarsene.
Tutti i film di Marco Ferreri sono appesi al filo, visibilissimo, della scienza antropologica. Mangiare, conservarsi, riprodursi sono i bisogni fondamentali del corpo. Mangiare vuol dire vivere. Per analogia l’uomo introduce metaforicamente nel corpo tutto ciò che egli identifica come buono per la sua vita. La femmina, vittima corporale, è l’eterna vincente morale ed è l’ape regina (Una storia moderna – L’ape regina del 1963), che nel regno animale e umano regola gli ingressi nella vita. Il simbolismo è ricco ed espressivo.
Il film è rimasto sottovalutato: lo spettatore si distrae facilmente per via dell’eros tracimante, dimenticando che esso, nella sua pur immaterialità, è il motore della nostra vita materiale. Sceneggiatura perfetta per un soggetto quanto mai difficile da trasporre sullo schermo. Francesca Dellera, cornucopia straripante di sesso e carne, è pronta ad essere sacrificata sull’altare del maschilismo. Sergio Castellitto, l’uomo all’altare impersona il maschio immaturo, figlio mai cresciuto di una cultura cattolica bigotta e mammista.
Ma Ferreri si mostra indulgente verso questo maschio, quasi a significare che egli è lo strumento più debole di cui madre natura si serve per raggiungere il suo scopo di perpetuare la specie. Ferreri fa un sunto del suo cinema. Quello che però rende questo film qualcosa di più di un risaputo catalogo di ossessioni ferreriane è la componente cristiana. Per Paolo mangiare una parte del generoso corpo di Francesca equivale a una Eucarestia per un cristiano. Paolo indentifica nella carne di Francesca qualcosa di divino: è l’unico Dio che è in grado di riconoscere.