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Trieste Film Festival 2018: Il minatore di Hanna Slak, un intenso apologo morale con una regia vibrante

Meritatissimo il PREMIO GIURIA PAG – Progetto Area Giovani attribuito durante il 29° Trieste Film Festival all'intenso e sconvolgente lungometraggio della slovena Hanna Slak, Il minatore

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Fermarsi davanti a quel muro o spingersi oltre? Accettare che qualcun altro imponga la propria visione degli eventi o assumersi un rischio per sottoporla a verifica? Perché dietro quella lastra di pietra, assieme ai poveri resti di gente lasciata lì a morire e rimasta sepolta per anni, addirittura decenni, potrebbe esserci qualcosa di molto importante: la verità.

Tale è l’interrogativo etico cui deve relazionarsi il protagonista di quel bellissimo film, Il minatore (Rudar), che la slovena Hanna Slak ha diretto nel 2017 attingendo a un reportage giornalistico pubblicato qualche anno prima, in cui venivano approfondite le paradossali circostanze legate a un caso di cronaca che fece scalpore, presso l’opinione pubblica slovena. Vista la macabra drammaticità degli eventi non poteva essere diversamente. Mehmedalija Alić, minatore di origini bosniache la cui storia famigliare si era già intrecciata con orrori inenarrabili come quelli di Srebrenica, era stato infatti licenziato per aver contravvenuto agli ordini: incaricato semplicemente dalla propria società mineraria di riaprire una vecchia miniera abbandonata alla fine della Seconda Guerra Mondiale e di ispezionarla, per poi richiuderla, questo uomo coraggioso intuita la tragedia che vi aveva avuto luogo ha preferito non voltare la testa dall’altra parte. Messo in guardia dal proseguire nello scavo dagli stessi vertici dell’azienda, ha continuato a lavorare da solo in condizioni difficili e rischiose, pur di riportare alla luce una vicenda straziante: tra tedeschi in ritirata e collaborazionisti con le famiglie al seguito, circa 4000 persone erano state giustiziate e occultate nelle profondità di quel pozzo, civili compresi, quindi. Una scoperta senz’altro imbarazzante anche per il giovane stato sloveno. E così quel lavoratore bosniaco, in seguito alla sua dignitosissima scelta, sul piano personale non ha trovato gratitudine ma trattamenti iniqui e amarezze d’ogni sorta…

Con una regia tesa e vibrante, trovando poi in Leon Lučev un protagonista di eccezionale carisma, Hanna Slak ha saputo lavorare sul canovaccio giornalistico trasformandolo passo dopo passo in apologo morale e intenso monito contro qualsiasi manomissione della verità storica, anche la più scabrosa. Le scene girate tra gallerie e oscuri cunicoli hanno la tensione di un thriller, il piglio di un film di genere. E qui anche le scene oniriche incentrate sull’ossessione del protagonista funzionano alla perfezione. Così come la successiva detection e gli ostacoli posti ad essa da elementi contrari al ripristino della verità, o semplicemente timorosi dei contraccolpi sociali ascrivibili a tale scoperta, si rivelano degni del miglior cinema d’impegno civile.

Desta quindi un certo sconcerto sapere che, proprio in Slovenia, qualche esponente di una “critica di sinistra” ancorata evidentemente a vetusti schemi ideologici e ad altre irragionevoli obiezioni, abbia storto la bocca di fronte al film, per motivi che è tristemente facile immaginare. Al contrario noialtri siamo estremamente felici che la realizzazione di un lungometraggio come Il minatore sia stata propiziata da un simile atto di coraggio. E per fortuna ci ha pensato il 29° Trieste Film Festival a pareggiare i conti. Sì, perché al lavoro così solido e motivato di Hanna Slak è andato il PREMIO GIURIA PAG – Progetto Area Giovani del Comune di Trieste, assegnato da una giuria di giovani tra i 18 e i 35 anni, che hanno motivato così la loro scelta: “In primo luogo per il coraggio di aver portato la luce nella oscurità di un luogo, di un periodo, di un fatto storico. In secondo luogo per l’impeccabile gestione dell’ambiente claustrofobico che non va ad intaccare la resa psicologica del personaggio nel suo contesto. Infine per la maestria dimostrata nella realizzazione di un prodotto che tocca profondamente il cuore del nostro territorio.
Ci sembrava giusto lasciare l’ultima parola a loro, a questi ragazzi, che hanno saputo osservare le cose più in profondità (e con maggior calore umano) di certi blasonati ma evidentemente troppo ideologicizzati critici sloveni.

  • Anno: 2017
  • Durata: 103'
  • Distribuzione: Nukleus film d.o.o. Slovenia
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Slovenia, Germania
  • Regia: Hanna Slak
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