“Viola di mare”, film molto atteso al Festival di Roma, non delude e regala emozioni, mettendo in scena il tema dell’omosessualità femminile in un’isoletta siciliana di fine ottocento. E il progetto è completamente al femminile, sia per quanto riguarda l’ideazione, la realizzazione e la produzione, nonché per le musiche firmate da Gianna Nannini.
La storia cui si ispira il soggetto prende spunto da un fatto realmente accaduto, veicolato dal vocio popolare e dallo scorrere del tempo, per cui la messa in scena cinematografica riesce a universalizzare, attraverso la rappresentazione, ciò che si perdeva nel flusso della tradizione orale.
L’amore tra Angela (Valeria Solarino) e Sara (Isabella Ragonese) destò non poco scalpore nel clima di misoginia dell’epoca ma, nonostante le prevedibili reazioni della piccola comunità isolana, la storia prese una piega assai originale: il padre di Angela (Ennio Fantastichini), dopo un tentativo di dura repressione nei confronti della figlia miseramente fallito, adottò una contromisura pittoresca per riparare, almeno sul piano formale, il danno patito. Farà risultare all’anagrafe un errore circa il sesso della figlia, che da quel momento diventerà Angelo. Divenuta uomo, la obbligherà a indossare panni maschili e ad assumere la direzione del cantiere di cui è il capomastro.
“Angelo” e Sara, attraverso questa rocambolesca operazione, riusciranno a vivere, quasi “legalmente” il loro amore. Certo la violenza rimane, dal momento che viene negata l’identità sessuale ma, tutto sommato, considerati i tempi, l’evoluzione della situazione sembra un piccolo miracolo. Angela dimostra una forza sovrumana, pagando un prezzo altissimo per la sua passione che, purtroppo, finirà in tragedia.
Molto intense le sequenze amorose delle due protagoniste, accompagnate da una fotografia e una musica travolgenti (riecheggia non poco la “Maria Antonietta” di Sofia Coppola, per il contrastro tra la musica contemporanea e il tempo storico rappresentato). Se c’è qualche limite è da individuarsi nei dialoghi e nella recitazione che, a tratti, tradiscono la formazione televisiva della regista (Donatella Maiorca). Nel complesso, comunque, l’operazione è sufficientemente riuscita.
Luca Biscontini
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