fbpx
Connect with us

Interviews

Alberto De Martino: il cinema di genere attraversato dal melodramma

DA UOMO A UOMO, seconda puntata: continua il viaggio di Giovanni Berardi all’interno del cinema italiano di genere, quello degli anni sessanta e settanta. Stavolta il nostro cronista incontra Alberto De Martino, regista i cui film, molto apprezzati da Quentin Tarantino, hanno segnato una stagione particolarmente prolifica del nostro cinema. Interessante è scoprire che l’esordio di questo autore ha ricevuto l’investitura del maestro Fellini.

Pubblicato

il

Alberto De Martino e Giovanni Berardi

 

C’è tristezza nel constatare che l’industria del cinema italiano non è più quella di una volta. Con questo rammarico si è aperta l’intervista a casa del regista Alberto De Martino. Nel suo studio, interamente tappezzato dai gloriosi manifesti pubblicitari dei suoi films, abbiamo rivissuto quella che è stata la gloriosa e magnifica stagione del cinema di genere italiano, quella degli anni 60 e 70. Bastava dare un’occhiata in giro, i manifesti scorrevano di anno in anno quella che è stata la sua carriera. Non abbiamo trascurato l’esemplarità dei manifesti pubblicitari, anzi quella che è stata un’arte pittorica di un nutrito gruppo di artisti, decisamente sottostimati, tanto da fare convenire il regista con il cronista a riconoscere che molte volte il successo del film era determinato proprio dalla beltà, dalla luminosità del manifesto pubblicitario. Anzi De Martino onestamente aggiunge che molte volte la estrema beltà dei manifesti sopperiva proprio alle mancanze totali di alcuni film, magari girati troppo in fretta o con costi molto ridotti. Ad uno ad uno dunque passiamo in rassegna i titoli della filmografia di De Martino, da quello che è stato il suo esordio, Il gladiatore invincibile, 1962, a quello che sarà l’ultimo della sua carriera 7 Hyden Park – La casa maledetta, 1985. In mezzo troviamo titoli che hanno attraversato la grammatica del miglior cinema di genere: gli horror, il western all’italiana, le spy-story, il poliziesco, il cinema fumetto. In una parola scorriamo la parte maggiore di quello che è stato il cinema popolare.

Ho sempre lavorato per il pubblico”  dice il regista  “e mai per portare un film ad un festival. Ed ho sempre amato finali e storie melodrammatiche, i miei personaggi vivevano e morivano spesso tra la profonda commozione del pubblico”. De Martino così come Mario Bava, Riccardo Freda,   Antonio Margheriti, Umberto Lenzi, ed altri della medesima generazione, erano registi che rispondevano semplicemente e principalmente ad una logica assoluta e quasi totale di mercato. E non era vissuta, da parte loro, nessuna frustrazione in merito a questo destino. Dice De Martino: “Io infatti ero addirittura fiero, motivato, felicissimo di realizzare un prodotto che doveva piacere tanto al grosso pubblico”. I prodotti in fondo erano davvero film piacevoli, realizzati soprattutto con un certo criterio tecnico e con una onestà intellettuale ed artistica di fondo, dettata finanche dalla grande umiltà e sincerità di carattere dell’intera produzione. Difficilmente si era tentati di rimpiangere il prezzo del biglietto per questi film, anzi, molte volte il divertimento era così tale e lieve che si ritornava, sempre con gioia e pieni di entusiasmo, a rivederli. Non so quante volte ci siamo riseduti in platea a vedere le mitiche gesta del gladiatore, del tiranno di Siracusa, di Babilonia, di Zorro, di Simon Bolivar,  di Ercole e Maciste, di Ursus e Sansone, di Ringo, Gringo, di Piluk il timido, di Trinità e Bambino, di Simbad e di Assur;  di 077, di Oss 117, di Semiramide, Jerry Land, Goldsnake, James Tont, del superagente Flit..

Quentin Tarantino, il geniaccio di Hollywood ha realizzato, proprio riassumendo i criteri di lavoro di questi umili e grandi artigiani – registi del cinema italiano, il suo capolavoro Kill Bill e il regista genialoide di Hollywood non tralascia mai occasione per ricordarlo sempre con assoluta, affettuosa e malinconica dedizione. E’ molto onorato Tarantino quando parla di questi film italiani, ormai tutti insieme ammassati da un dispregiativo, quanto inutile, giudizio: cinema di serie B.  Grande amico di Sergio Leone, De Martino ha  partecipato, come regista della seconda unità, al kolossal di Leone Giù la testa, 1971. Questa è stata una esperienza vissuta come un premio, dice De Martino, “l’autentico premio alla carriera”.  Non tutta la sua  produzione lo ha soddisfatto, ma questo sicuramente è comune un po’ a tutti i registi. Tra i film che De Martino ritiene rilevanti e riusciti per la sua carriera annovera 100.00 dollari per Ringo, 1965,  (il film che ha aperto la rassegna dei western all’italiana alla sessantaquattresima mostra del cinema di Venezia, film selezionati accuratamente da Quentin Tarantino, padrino appassionato della rassegna), L’assassino è… al telefono, 1972, Il consigliori, 1973, Ci risiamo vero Provvidenza, 1973, L’ Anticristo, 1974, Holocaust 2000, 1977 ma conserva un occhio di profondo rispetto anche per L’uomo dagli occhi di ghiaccio, 1971, e per L’uomo puma, 1980.

Racconta De Martino: “L’uomo puma è stato il film che mi ha fatto constatare la morte del cinema in Italia”. Nelle sale italiane infatti L’uomo puma non ha incassato assolutamente nulla, mentre nei mercati esteri il film è andato come un treno. “Ormai è definita una pellicola cult”  tiene a precisare con un sincero orgoglio il regista.  L’uomo dagli occhi di ghiaccio  invece l’ho girato in pochi giorni e con una troupe di quattro persone al massimo, in dotazione non avevo nemmeno un carrello, solo la macchina da presa e il cavalletto”  ricorda il regista. Noi dobbiamo dire che nel film questa pochezza non si nota assolutamente, anzi.  Al cronista L’uomo dagli occhi di ghiaccio, visto sul gigantesco schermo del cinema Metropolitan a Roma nell’estate del 1971, l’ha proprio esaltato. “Noi registi di un’altra generazione stavamo molto attenti alle spese dei produttori, io almeno non ho mai infierito con richieste di spese esagerate, i budge messi in preventivo li ho sempre rispettati. Era in fondo una mia caratteristica e produttori come Emo Bistolfi  e Edmondo Amati, molto attivi e preparati in quegli anni, con me hanno lavorato sempre con grande serenità e produttività”.

La carriera di regista De Martino la deve a Federico Fellini. Dice De Martino: “Da giovane mi occupavo di doppiaggio, ero l’aiuto di Franco Rossi, direttore del doppiaggio per il film La dolce vita.  Dopo nemmeno una settimana a Rossi arrivò la richiesta di dirigere Odissea nuda.  Lui non ci pensò su nemmeno un minuto e lasciò la carica di direttore di doppiaggio del film di Fellini. Così fui praticamente promosso sul campo a direttore del doppiaggio in sostituzione di Rossi. Verso la fine del lavoro venne anche per me una richiesta di regia, avevo già fatto l’aiuto regista e il direttore della seconda unità per vari kolossal che si giravano in quei tempi, quindi nell’ambiente si sapeva che la regia era una mia aspirazione. Mi proposero il film Il gladiatore invincibile. Lavoravo con Fellini, quindi è stato normale chiedergli un parere, anche perchè io avevo ambizioni di regia più personali, avevo in mente sicuramente film più intimisti di quello proposto. Fellini rispose, è una frase che ricordo ancora oggi a distanza di tanti anni: “se hai delle frecce al tuo arco si vedranno anche se fai “Il gladiatore invincibile”. E così mi sono dedicato al cinema di consumo, molto richiesto dal pubblico, e non sono affatto pentito”. Ed i successi sono arrivati, De Martino gira, uno dietro l’altro, nel glorioso decennio degli anni sessanta,  Perseo l’invincibileHorrorIl trionfo di Ercole, Gli invincibili setteLa rivolta dei sette,  Gli eredi di Fort Warth100.000 dollari per RingoDyango spara per primoL’uomo da uccidereMissione speciale Lady ChaplinO.K ConneryDalle Ardenne all’infernoL’oro di Roma.  Non c’è verso, con il cinema puro Federico Fellini c’entra sempre.

Giovanni Berardi

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers