La linea verticale nasce da un’esperienza ospedaliera autobiografica del regista e autore Mattia Torre. Una serie che guarda con irriverente ironia e cruda realtà un microuniverso in cui ognuno di noi ha, dall’esterno o dall’interno, avuto a che fare. Disponibile in streaming dal 6 gennaio su Rai Play e dal 13 gennaio in onda in 4 prime serate su Rai3. Nella nostra recensione ve ne avevamo già parlato, ma La Linea Verticale rappresenta un piccolo gioiello della serialità italiana da non perdere.
Luigi (Valerio Mastandrea) deve sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico dopo aver scoperto di avere un tumore. Attraverso il racconto surreale e satirico della sua esperienza di degenza entriamo, così, nel quotidiano del reparto di urologia oncologica di un ospedale italiano.
La linea verticale è una serie Rai, ma per il modo di raccontare e mettere in scena – passando per le soluzioni creative, fino alle scelte di regia – la fanno somigliare più a serie come Scrubs. Una voce narrante, quella del protagonista, emerge durante il racconto, analizzando il dispiegarsi di eventi, incontri e vicissitudini. Alla voce di Luigi si alternano momenti di toccante e commovente umanità a sequenze surreali e oniriche che, paradossalmente, arricchiscono ancora di più la verdicità di questa serie. Una commistione di temi e generi raccontati mescolando comicità e dramma, ironia e racconto del reale.
Scritto e diretto da Mattia Torre, nel cast, insieme a Valerio Mastandrea, anche Babak Karimi, Greta Scarano, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi, Ninni Bruschetta, Antonio Catania.