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In Sala

Il venditore di medicine

Non un’inchiesta, ma un film che racconta il mondo delle case farmaceutiche, i suoi traffici e i vari colpevoli interni ed esterni, seguendo uno schema efficace e costruendo una tensione strisciante

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Anno: 2013

Distribuzione: Cinecittà Luce

Durata: 103′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Italia

Regia:  Antonio Morabito 

Un tema di scottante attualità, una storia più o meno secca, suspense narrativa e denunce politiche. Era lo schema del cinema civile, lo stesso che ripercorre Antonio Morabito ne Il venditore di medicine, esordio al cinema per il regista che arriva nelle sale, dopo le polemiche suscitate al  Festival di Roma, raccontando gli scandali attorno alle case farmaceutiche.

Protagonista è il venditore del titolo, agente arrivista che sguazza nella melma di corruzione che regola spesso i rapporti tra informatori scientifici, medici e istituzioni. Ma la crisi lo porta a un bivio: solo se saprà piazzare un farmaco a un importante oncologo potrà sperare di sopravvivere in azienda.  Scritto da Morabito con Michele Pellegrini e Amedeo Pagani, Il venditore di medicine è un dramma dalle forti venature thrilling, ispirato tanto a Damiani quanto al Cacciatore di teste di Costa-Gavras, che descrive un sistema osceno e le sue influenze sulla società italiana.

Non un’inchiesta, ma un film che racconta il mondo delle case farmaceutiche, i suoi traffici e i vari colpevoli interni ed esterni, seguendo uno schema efficace e costruendo una tensione strisciante: intreccio e temi hanno pochi alibi narrativi o filmici e Morabito va dritto al punto, al cuore della sua denuncia. Peccato che a metà film la sceneggiatura si apra in buchi e cadute di stile, che la narrazione si faccia più grossolana e che facciano capolino tocchi soap poco graditi, come quello che riguarda la gravidanza della moglie.

Nulla che però rovini del tutto un film non perfetto, magari greve e senza finezze (ma lo erano anche i film degli anni ’70, nell’urgenza civile di dover dire determinate cose),  ma che sa svelare il verminaio della sanità italiana in modo diretto, con un Claudio Santamaria credibile al contrario dell’esagitata Isabella Ferrari e di un Marco Travaglio fuori contesto nei panni di un medico apparentemente incorruttibile.

Emanuele Rauco

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