Difficile pensare a realizzare una mostra sulla Rai; tante sono le cose da mostrare e da ricordare nei molti anni di storia di questa azienda. Il suo successo è legato a due oggetti come la radio e la televisione che fanno parte del vissuto di tutti noi e che, dapprima guardati con sospetto, sono oggi considerati indispensabili. Il silenzio così privato delle case dell’800, scandito talvolta dalla musica in famiglia o dal sopraggiungere di una lettera o di una visita, subisce un cambiamento radicale. La quiete domestica viene messa a dura prova dall’avvento di voci e suoni che entrano nelle case di tutti a volte con garbo a volte con sfacciataggine, ma che portano notizie e novità che hanno cambiato la lingua, la cultura e le abitudini degli italiani. Le solitudini di campagne e borghi non sono più tali. Queste scatole magiche catturano tutti e prendono, nel bene e nel male, il posto delle storie raccontate davanti al camino o delle chiacchiere sull’uscio. Anche il cinema, che da poco ha visto la luce insieme alla sua industria, ne esce sconvolto. Un processo lento che ha portato al progressivo cambiamento della società. Oggi a sua volta c’è una lieve flessione di quel successo in parte scalzato dai contatti interfaccianti della grande Rete. La televisione e la radio meritano quindi una festa, costellata da una galleria di ricordi, come fossero dei parenti a cui siamo affezionati e dei quali festeggiamo l’anniversario.
La mostra rappresenta dunque una sfida vinta, per la sua ricchezza e molteplicità di materiali. C’è davvero di tutto! Non a caso è ricca di abiti, come tratti fuori dalla naftalina. Ci sono i costumi delle più note attrici, cantanti e soubrette, da ricordare le splendide toilette delle Kessler, Mina, Raffaella Carrà, la Parisi, Renato Zero ecc. Non mancano i quadri, anche di grandi maestri, come De Chirico, Casorati, Nespolo, Cremona, Campigli, Turcato, Vedova, Monachesi e molti altri. Tra le opere particolarmente suggestive quella in cui si vedono delle romantiche ragazze primi‘900 provviste di cuffie per sentire la radio. Molti gli oggetti ricordo, come microfoni o vecchie radio e tv. Tra le chicche, l’atto costitutivo dell’Unione radiofonica italiana del 27 agosto 1924, memorie degli anni dall’Uri, dell’Eiar fino alla Rai; il copione manoscritto originale del film di Ermanno Olmi ‘L’albero degli zoccoli‘ e perfino l’uccellino dei programmi radio. Trasversali alle varie sezioni una serie di schermi con i principali momenti storici o ludici dell’altro secolo, ascoltabili con cuffie private. A introdurre le sezioni ci sono dei numi tutelari, che escono dall’ombra. Figure un po’ misteriche a grandezza naturale che ci conducono in un quasi esoterico viaggio della memoria. Sono icone ormai saldamente conosciute: da Pippo Baudo a Bruno Pizzul, da Piero Angela a Bruno Vespa. La Rai rappresenta uno dei simboli della civiltà moderna e delle novità create nel secolo scorso e si conferma come uno straordinario mezzo espressivo e di comunicazione. L’evento nasce con il patrocinio di Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Mibact, Regione Lazio, Roma Capitale, Provincia di Roma, e con il sostegno di Eni e Intesa Sanpaolo. Da sottolineare che per questa esposizione un po’ nostalgica della nostra memoria di modernità, l’ingresso è gratuito.
Alessandra Cesselon