La storia raccontata è quella di Augusta, una giovane donna con alle spalle un passato doloroso, che decide di partire come missionaria per l’Amazzonia. La missione cui decide di farsi promotrice, insieme ad una suora amica di famiglia, è quella di portare il messaggio cristiano alle tribù indios del luogo. Il tour che la protagonista compie, in realtà è più che altro un cammino spirituale per riconciliarsi con se stessa, al fine di poter riconquistare il vero valore delle cose semplici e date per scontate in quella parte del mondo di cui noi facciamo parte
Un film drammatico e spirituale quello di Giorgio Diritti, Un giorno devi andare. La storia raccontata è quella di Augusta, una giovane donna con alle spalle un passato doloroso, che decide di partire come missionaria per l’Amazzonia. La missione cui decide di farsi promotrice, insieme ad una suora amica di famiglia, è quella di portare il messaggio cristiano alle tribù indios del luogo. Il tour che la protagonista compie, in realtà è più che altro un cammino spirituale per riconciliarsi con se stessa, al fine di poter riconquistare il vero valore delle cose semplici e date per scontate in quella parte del mondo di cui noi facciamo parte (“più civilizzata”).
Ad un punto del suo cammino, Augusta decide quindi di continuare il viaggio da sola, imbattendosi nella prova più dura della sua vita, riprendersi la sua identità, cercando un momento di isolamento totale.
Film altamente fotografico con paesaggi che parlano da soli e che nonostante l’isolamento costretto a cui si è sacrificata la protagonista, sembrano accoglierla e farla sentire a casa, anche se solo per uno stadio della sua vita.
È come se ci venisse mostrata una dimensione a noi sconosciuta, che riteniamo lontana, per niente accelerata, ma del tutto riflessiva che ci fa godere ampiamente della gradualità in cui si svolge l’intera vicenda. Non esistono colpi di scena, ma il tutto prosegue lentamente come quello scorrere delle acque, (le inquadrature predilette dal regista), che sembrano scandire il viaggio di riflessione e riconciliazione che Augusta stessa compie nei confronti di Dio e del proprio mondo.
Soave l’interpretazione di Jasmin Trinca che con la sua innata raffinatezza risulta convincente e mai inadeguata per la storia raccontata. Dal 28 marzo al cinema. Buona visione!
Aldo Zambuto
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