Anno: 2012
Durata: 94′
Genere: Thriller
Nazionalità: Francia/Germania
Regia: Brian De Palma
Brian De Palma fa il suo ritorno alla Mostra del Cinema di Venezia dopo cinque lunghi anni, quando, con Redacted, si era meritato il Leone d’Argento per la Migliore regia. Non è dunque difficile comprendere le tante aspettative che si erano create attorno al suo ultimo film, Passion. Attese che però sono state ampiamente e obiettivamente deluse. Passion, che sulla carta poteva essere un noir di tutto rispetto, risulta invece uno sciatto e poco credibile esperimento stilistico di un regista alla sua opera prima. Remake di un film francese, (Crime d’Amour di Alain Corneau), il film è costituito da una trama esile e tra le più scontate: due donne, interpretate da Rachel McAdams e Noomi Rapace, mosse dal desiderio di primeggiare e dall’ossessiva ambizione che le attanaglia, entrano nel vortice di un gioco infernale che le condurrà sempre più in basso. È la bionda Christine (McAdams), il boss della compagnia, che, con la sua determinazione, influenzerà l’apparente docile ed innocua Isabelle (Rapace), infondendole odio e desiderio di rivalsa.
Ricorre il tema del doppio in Passion: le protagoniste sono due donne che lottano l’una contro l’altra e contro se stesse, entrambe dotate di doppia personalità, entrambe amanti dello stesso uomo. Doppi e simulacri, le protagoniste sono interpreti di se stesse, e non è un caso che sia proprio Christine a possedere una maschera e che Isabelle ne faccia un uso determinante nel corso del film. Peccato che tutta questa interessante tematica, che era solita contraddistinguere lo stile di De Palma, sia presente nel film con superficialità; Passion è, difatti, solo un ricordo lontano del passato glorioso del regista americano. Non sappiamo nemmeno perché abbia scelto questo titolo, dato che il film risulta piatto e freddo, per non parlare delle sue protagoniste, così poco credibili nei loro rispettivi ruoli da risultare grottesche; il punto è proprio questo, tutto il film sembra una grande parodia del genere noir, soprattutto nel finale, che sembra non voler mai mettere un punto definitivo al racconto già di per sé disconnesso e tedioso. Inevitabile dunque che all’anteprima stampa di Venezia 69, i critici e cinefili presenti in sala, abbiano reagito con fischi e risate collettive.
Valentina Calabrese