Anno: 2011
Distribuzione: Videa-CDE
Durata: 114′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Gran Bretagna/Irlanda
Regia: Rodrigo Garcia
Un efficiente e taciturno cameriere del Morrison’s Hotel nella Dublino dell’800, svolge zelantemente il suo lavoro da trent’anni, nascondendo a tutti la sua vera identità. Albert Nobbs, questo è il suo nome, è in realtà una donna, costretta a fingersi uomo per lavorare e vivere la sua vita con dignità. I giorni scorrono lentamente, scanditi dalle azioni quotidiane del suo lavoro, vissute da Albert con un unico scopo, risparmiare ogni penny guadagnato per raggiungere la cifra che gli permetterà di realizzare il suo sogno: diventare proprietario di una tabaccheria in città. Una vita monotona, dunque, e votata al sacrificio, finché una sera, il signor Nobbs, costretto a dormire nella stessa stanza con il signor Page, scopre di condividere con lui lo stesso segreto. Albert ne rimane sconvolto, ma al contempo cresce in lui la speranza di trovare una via d’uscita alla sua misera esistenza, iniziando a corteggiare, con scarso successo, la giovane e bella cameriera Helen, la quale, però, è già impegnata con l’aitante tutto fare dell’albergo, Joe. La storia si va così a intrecciare a un debole e insensato triangolo amoroso, che vedrà la sua fine in una triste risoluzione.
Albert Nobbs di Rodrigo Garcia è stato uno dei film più attesi all’ultimo Festival di Torino, e l’impazienza dell’audience sta crescendo notevolmente ora che ha ricevuto ben tre nomination all’Oscar: migliore attrice protagonista, Glenn Close; miglior attrice non protagonista Janet McTeer, interprete del signor Page e, in ultimo, miglior trucco. Glenn Close, indubbiamente meritevole della nomination, in realtà non è nuova a questo tipo di personaggio, interpretato da lei per la prima volta in una produzione teatrale del 1982. Oltre a essere protagonista della pellicola, l’attrice è anche fra i produttori e gli sceneggiatori.
Il film, però, nonostante le ottime performance delle due candidate all’Oscar e la capacità, riconosciuta al regista Rodrigo Garcia, di rappresentare il mondo delle donne (Le cose che so di lei, 9 vite da donna, Mother and child), non convince abbastanza. Segnato da una messa in scena ordinata, precisa e piana ai limiti dell’eccesso, Albert Nobbs non riesce quasi mai a emanciparsi da un formalismo fine a se stesso. La trama sembra avanzare lentamente senza mai raggiungere una meta specifica. Solo dal terzo atto ci accorgiamo di una svolta, come se il regista volesse reagire con il tentativo disperato di introdurre qualche azione. Ciò potrebbe essere giustificato dalla scelta di Garcia di raccontare la storia lentamente, con la stessa delicatezza che contraddistingue il suo protagonista, lo strano e silenzioso cameriere.
Una tale messa in scena, che quasi arranca nel narrare gli eventi, finisce per indebolire anche la forza di un personaggio come quello di Albert Nobbs. Indubbia è la capacità della Close di calarsi nelle vesti di un uomo così singolare, ma a volte il bisogno di offrire una performance così precisa e misurata rende la sua prestazione poco godibile. Albert, infatti, pur avendo un trascorso tragico, di cui non riesce a far sentire il peso, non arriva al cuore dello spettatore, che resta invece distante dalla vicenda. C’è qualcosa di troppo calcolato e poco travolgente nella recitazione della protagonista che non permette d’identificarsi con il personaggio che interpreta. Non c’è quasi umanità in Albert: “Straight backed a Windsor chair”, così lo definisce, a ragione, un critico del New York Observer: rigido come una sedia di Windsor. Anche gli altri attori, che ricoprono ruoli minori, non convincono, non riuscendo a fornire ulteriori stimoli alla narrazione. Forse la vera rivelazione del film è quella di Janet Mcteer, la quale gioca con intelligenza con il suo personaggio così aperto sessualmente e sicuro di sé.
Nulla da ridire invece sul soggetto del film, indubbiamente potente, legato inestricabilmente alla problematica dell’identità, questione ancor oggi assai complicata e fragile.
Albert Nobbs esce nelle sale il 10 febbraio.
Valentina Calabrese